Nord e Sud - anno IV - n. 29 - aprile 1957

, compilatori del settimanale comunista, di accoppiare quel piglio giornalistico caustico e disincantato che era divenuto la cifra distintiva del Mondo. 1\,{ala l)osizione di protestataris1no n1orale e politico del settimanale di Pannunzio parte da un'effettiva indipendenza da ogni chiesa costituita, ed è relati- ,..a,m; en te libera da prob]en1i di proselitismo; quando ad essa si sostituisce il conformismo dell'opposizione (cioè un pesante rivendicazionismo sociale che, anche quando si esprime con la maggiore spregiudicatezza culturale, non riesce a dissimulare un fondamentale intento di propaganda) ne scapita tutto. È certo questa una delle ragioni per cui da noi le sinistre sono state sempre negate all'umorismo. Per rendersi conto della distanza che ha sempre separato (sul piano di una efficace, gustosa e critica incider1za sul costume politico e letterario italiano) Il Contemporaneo dal suo modello, basterà raffrontare una incisione del bravo Vespignani - col suo realismo sanguinolento tutto svelato e tendenzioso - alla composta sottigliezza metafisica di una vignetta di Maccari o di Bartoli. Gli ultimi mesi non hanno mancato di recare sulle pagine del Contempora_neo, come su tutto l'orizzonte marxista, l'eco di avvenimenti politici generali ed il. riflesso ravvicinato di stati di coscienza individuali. Certe perplessità sono esplose, l'ansioso << revisionismo>>ed il « bisogno di dialogo» di alcuni è diventato chiara condanna ed ,abiura, certe annose solidarietà ed amicizie di correligionari si sono, per converso, frantumate nella polemica, nel livore, nel sospetto, nell'anatema. Il Contemporaneo - l'abbiamo accennato - aveva rappresentato in fondo, nei suoi momenti migliori, lo sforzo più audace e « brillante » sulla strlada del trasformismo culturale, l'atteggiamento più morbido, più sfumato, più « frontistico >>, che potesse venir assunto da una parte politica chiaramente caratterizzata come quella comunista. La tattica del settimanale romano consisteva nello spargere una nebbia legalitaria sulla sostanza delle sue convinzioni e nel fermarsi invece a porre l'accento sulle varie tappe concrete di una lotta comune che avrebbe potuto e dovuto essere combattuta, contro il pericolo reazionario, dai comunisti e da << tutti i democratici ·borghesi che della lotta antifascista non intendono fare una seconda rivoluzione fallita»; una lotta che assumesse come « base di tutte le forze sincere di progresso e di rinnovamento sociale la Costituzione Repubbli- [28] BiblotecaGino Bianco

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