Nord e Sud - anno IV - n. 29 - aprile 1957

fisico individuabile o addirit'tura ipostatizzabile in analoga « classe » - non sia possibile prescindere da una valutaziQne culturale della scuola e del suo rapporto con la società, pare cosa ovvia. Ma altrettànto ovvio dovrebbe essere che, analogamente a quanto accade nella prassi sindacale, almeno dove i sindacati hanno avuto autonoma origine e aittonomo sviluppo, la maturazione culturale e ideologica procede di pari passo con l'azione capace di amalgamare le forze; e le diverse ~oncezioni ideali si scontrano 1 e prevalgono, e conquistano le coscienze, nel moviniento della politica delle cose, di fro1ite alla realtà. Il movimento studentesco non è, e non, può essere) un sindacato, e ne~suno l'ha seriamente mai sostenuto, nonostante le contrarie insinuazioni dell'Ungari, ma non è ugualmente possibile pretendere di raccogliere la · studentesca italiana attorno ad una impostazione culturale precisata a priori, e chissà perchè, qu,asi per unzione divina, proprio da Paolo, Ungari! Il risultato concreto, infatti, della dir~zione politica dell'Ungari sul movimento stitdentesco (Presidenza dell'UNURI dal gennaio al luglio '56) è stato· appitnto l'inefficie1iza diniostrata dall'UNURI sul problema dell'esame di stato, perchè le idee, alquanto dogmatiche e preconcette, del presidente non riuscivano a gitidare nè a interpretare in alc11:1imodo· le aspirazioni - non in tutti ì casi « poitjiadiste », mi sia concesso, che Bltrimenti ben poco ci si lascerebbe sperare per il futuro - degli studenti. E oggi è l'Ungari a sottoli1ieare la passata inefficienza dell'UNURI che lui dirigeva! Vo,rrei rilevare, ancora, la scarsa coerenza politica universitaria dell'Ungari col carattere politico del partito cui appartiene, il P. Radicale. Radicalesimo significa se non andiamo errati, politica di ampia convergenza di forze, al di là e al di sopra di pregiudiziali e ortodossie ideologiche, per una serie di radièali riforme nell« società e nello Stato. Quarito questo sia possibile con, l'intran~igenza ideologica neo-liberale, e di rifiesso antisocialista, che ['Ungari va dimostrando, i fatti giudicheranno. È molto indicativo, per ora, che anche al recente congresso goliardico di Perugia, l'Ungari sia stato abbandonato dalla stra• grande maggioranza dei (.aiovani eSiponenti radicali, Pannella in testa, e costretto a ricevere suo malgrado i poco desiderati omaggi dei liberali orselliani e dei qualunquisti di varia estrazione, di fronte alla sostanziale unità di in~ tenti stabilitasi tra prese1ize radicali e presenze socialiste <!,elPSI e di Unità Popola1-e; Probabilmente alla acuta - vorrei dire gobettiana - sensibilità liberale del Pannella è parso pericoloso affidare le fortune della « libertà liberatrice» ,al chiusto e dogmatico neo-liberalismo dell'Ungari. Questo ci dice già qualcosa, tanto che viene da chiedersi come intendano - l'Ungari e la Sua rivista, che pare anche per altri versi condividerne molte opinioni - conciliare la loro posizione politica con quella recentemente espressa dal Partito Ra,dica_le,per una alleanza tutt'altro che contingente e limitata con le forz~ socialiste. Sull'analisi più fondata contenuta nel s_aggioci sarebbe an-- . . [117] Bibloteca Gino Bianco I

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