varli: quell'indipendenza per cui da essi non si prete11dan-o, e nemmeno si accettano, interventi immediati che non siano compiuti (è necessario aggiungere che non si nega la possibilità a scienziati e politici, che abbiano anche capacità politiche, di esercitarle? Ma al giorno d'oggi non v'è chiarimento lapalissiano che il martellamento pro,pagandistico non a·bbia reso utile) a titolo personale, e non in nome dell'arte o della scienza: dare alla nuova categoria dei tecnici il suo pieno riconoscimento, di modo che il nome, no1 n troppo facile, perchè anch'esso di origine dubbia, di intellettuali, non comporti più l'idea nè della velleità fallita nè del dilettantesimo che in qualche modo le sono rimasti attaccati. ELENA CRAVERI CROCE La via socialista alla cultura Le varie vicende dell'unificazione ed i contrastanti accadimenti che l'influenzano non potevano rimanere senza effetto sulle riviste di parte o di ispirazione socialista, dove alle novità editoriali ed ai parziali rinnovamenti corrisponde una vivace rip·resa di interesse per i problemi della rìcerca culturale o, cmne si us~ dire, per il rapporto cultura-politica. Problemi non egualmente sentiti in entrambi i partiti socialisti, ma più accentuati nelle riviste direttamente od indirettamente legate al P.S.I.; e non a caso. La fine della copertura culturale da parte dei comunisti e la contemporanea rivelazione della insufficienza e della precarietà di essa; l'accentuarsi dei rilievi critici sui fondamenti ideologici e programmatici del P.S.I. e l'accresciuta consapevolezza dei rischi -che importa ogni definizione; la necessità, infine, di fo,ndare più solidamente ogni pretesa autonoma ed unitaria: tutto ciò spiega il vasto, ed incomposto, fiorire di scritti sui temi più vari e più ardui, nei quali la coscienza di affrontare ·problemi che abbisognano di lungo ed intelligente studio spesso stranamente contrasta con la facilità con cui si indicano soluzioni conclusive. Eppure dovrebbe esser evidente che chiunque voglia reagire alla mancanza di rigore di tanta parte della cosiddetta cultura di sinistra negli ultimi anni - chè altro non erano le deformazioni burocratiche e gli irrigidimenti dogmatici - deve a un tempo rinunciare alle sbri1 gative, anche se << impegnate », improvvisazioni e ad una « pamphlettistica » capace di diagnosi discutibili, ma del tutto sterile nelle I indicazioni del futuro operare. Preoccupazione, quest'ultima, non estranea a più d'una delle riviste in questione (Ragionamenti, Opinione), che hanno avanzato p-roposte per una nuova organizzazione della cultura marxista in Italia ed indicato il regola- • mento redazionale di una di esse come esempio di organizzazione democratica della cultura. Di queste proposte e di queste indicazioni istituzionali si è fatto [85] Biblioteca Gino Bianco
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