Nord e Sud - anno IV - n. 28 - marzo 1957

per meglio dire (poichè in realtà la battaglia che la cultura laica combatte cor1tro le impostazioni non so.Io marxistiche, ma anch.e neopositivistiche dei proble1ni culturali, non è più quella che la critica storicistica e idealistica combattè a suo tempo contro il positivismo e il materialismo) essa si potrà vincere solo creando nuove e moderne armi liberali. Queste non possono essere rappresentate da formule ideologiche, ma devono cons,istere iJnna.nzitutto - non l'avremo mai ab•bastanza sottolineato - in un li•nguaggio politico concreto, aderente alla realtà. Parlando di problemi ·di dizio1 nario non intendevamo di fatto m'inimamente pro1 porre un'epurazione del medesimo: le parole entrate nell'uso corrente, quale che sia 'la loro storia, vi hanno acquistato uno storico diritto di cittadinanza, e possono decadere soltan_to quando il processo storico che ad esse si lega sia esaurito. E questo può essere i1 l caso per l' « i,deolo,gia », strumento politico portato al massimo della efficienza nel periodo staliniano, in cui parve si fosse trovata la formula archimedica perchè l'im·posizione del catechismo venisse perennemente confortata dall'interpretazione della profezia, che tanto più perciò appare oggi irrecuperabile. Lo stesso non vale però per vari altri esempi tipiici di terminologia imposta nel dopoguerra dal comunismo, per i quali co.nverrebbe invece ormai procedere a delle co·ncrete precisazioni di significato; a cominciare dalla definizione (d'altronde strettamente legata alla impostazione ideologica comunista del rapporto fra cultura e società) di intellettuale. La tattica condotta nello scorso decennio dal P.C.I. aveva di fatto giocato su tutte le risorse di ambiguità implicite in una definizione come quella di « intellettuale » (ancora oggi Carlo Salinari si « spoglia degli abiti di militante comunista per vestirsi semplicemente di quelli di intellettuale di sinistra» : Il Contemporaneo, 12 genn.) che ·accomunava in un unico ruolo gli uomini di scienze e di lettere (gli intellettuali, per intendersi, del manifesto crociano) e cioè una categoria il cui riconoscimento è unicamente di carattere n1orale - e si ri•duce ad una ristrettissima élite - con quella che nella società di ·oggi si presenta co,me una vera e propria nuova categoria sociale (che non ha riscontro nella tradizio·nale società borghese e nemmeno ha una chiara definizione marxista e classista) dei tecnici della cultura di massa, la cui fu11zione è invece strumentale risp·etto al potere politico ed economico. Ancor;i oggi Carlo Salinari scrive (Il Contemporaneo, 5 gennaio): « A me pare che l'intellettuale deb,ba esprimere la propria opinione con il senso di responsabilj tà che gli deriva ·dalla funzione che l'opinione pubblica gli attribuisce. Per l'uomo della strada l'intellettuale è quello che vede più lontano perchè conosce più cose, ·perchè è in possesso delle tecniche di ricerca, perché può approfondire l'analisi degli avvenimenti ». Ora, si può anche prescindere dal fatto che l'uomo di scienze o di lettere è spesso impegnato in ricerche [82] Biblioteca Gino Bianco

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