, ed è ormai conchiuso con la crisi recente, che ne colpisce il meccanismo ideologico centrale. Esso lascia tuttaviia i•n eredità alla cultura laica (parliamo, a scanso di equivoci, di cultura nel suo riferimento pratico e sociale, non di quell'opera critica e creativa che non attende la sollecitazione dei fatti) tutta una serie di impostazioni frettolosamente accettate e insufficientemente rielaborate, che testimonia110 del come la cultura laica, nella sua imprepçirazione su di u11 certo ord'ine di problemi, sia stata costretta a scendere sul terreno scelto dall'avversario. Problemi, molti dei quali si presentano nella maniera più spicciola come necessità di revisione di un dizionario corrente: troppi termini che nel vocabolario liberale erano stati iscritti, alle origini, con accen- · tuazione negativa, ·o con 'la riserva dell'ambiguità, sono stati da 11oi accettati, i11 una via provvisoria ch'è divenuta permanente, nella lezione positiva - materialisticamente positiva - in cui li im·pugnava la cultura marxista. Il caso più tipico è che anche i laici si sono trovati a discutere in termini di ideologia, con lo svantaggio che, mentre per i marxisti l'ideolog.i·a è uno strumento ben definito e funzionale, se pure soggetto come Ògni strumento a spezzarsi in mano a chi l'adopera, per i non marxisti il termine cc ideologia» ha un significato variabile (che include al suo estremo negativo i sofismi di un Missiroli primo novecento, e a quello positivo il li1 berismo di tipo einaudiano; ma che sen1pre comporta una riserva per il pensiero propriamente critico o razione politica innovatrice) che per necessità funziona da handicap nell'of- . f ensiva polemica. I problemi di dizionario, ossia di linguaggio, sono, evidentemente, più che sostanziali, e per la cultura come per la politica, ed è chiaro che parlare, per ritornare all'esempio che ab,biamo fatto, •di cc ideologia» senza chiarire cosa si accetti o cosa si rifiuti con questo termine, denunzia una debolezza, non certo di ordine metodologico, poichè per questo aspetto non vi sono equivoci (come ancor di recente testimoniava un importante saggio di Carlo Antoni « Tramonto dell'ideologia»; v. Il Mondo, agosto 1956), ma di ordine appunto culturale-sociale: ad una concezione come quella comunista in cui la cultura ha funzione unicamente strumentale non si contrappone per parte nostra, chiaramente, una concezione in cui, partendo dal dato di fatto che si è ormai giunti al compimento del processo quasi secolare per cui l'industrializzazione della cultura ha via via precluso ogni libero mercato e professione della medesima, si contemplino concretamente i mezzi per combattere i monopo1ii economici,, e quindi in definitiva politici; per cui anche nel mOIIldooccidentale la cultura rischia di divenire di fatto, se non di diritto, strumentale. , Solo prendendo più chiara coscienza dei problemi strutturali della società moderna la cultura laica può far si che le battaglie vinte in un già 1ontano passato sul piano critico non vengano riperse oggi su quello pratico, di una lotta politica condotta con armi politiche culturalmente mal temprate ... o [81] iblioteca Gino Bianco J • I
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