La riforma degradata Abbiamo sempre lamentato dalle pagine di questa rivista, con interventi e proteste periodici e sistemati~i, la tendenza della D.C. ad asservire gli Enti di Riforma e la tendenza degli El!lti di Riforma a servire la D.C.; abbiamo così detto sovente che queste tendenze hanno trovato una loro ragione anchP. 11ella precarietà organizzativa di altre fo,rze politiche, democratiche, incapaci di promuovere l'azione necessaria a far valere nelle cam,pagne meridionali le regole ,del gioco; abbiamo infine più di una volta indicato gli strumenti ed i metodi attraverso cui la riforma agraria è stata degradata, da impegno di governo della democrazia italiana per la liberalizzazione anche politica delle campagne, a operazione di sottogoverno della Democrazia Cri .. stiana per l'impaludamento politico delle campagne. Ora ci tocca dire, e non senza una profonda amarezza, che, proprio quando .la pressio11e com11nista si è allentata - lasciando un più ampio margine di libertà per il conseguimento degli obiettivi democratici della riforma, e un be11 più ristretto margine per le attenuanti con cui si so,levano accompagnare certe discriminazioni o taluni favoreggiamenti - la pressione democristiana ha oltrepassato ogni tollerabile misura, dilagando dagli Enti di Riforma ai Consorzi di Bon.ifica, imponendo il ricatto della tessera di partito a chiunque ab1 bia negozio con lo Stato e con cui i suoi organi, usan·do e abusando di metodi per così dire « bo,no1niani », al1 qua·nto lontani, si dovrebbe presumere, da quelli conformi a una politica che è stata impostata da un Segni e proseguita da un Colombo, con accenti di indiscutibile ispirazione demo- . crat1ca. Noi non ,diremo che è colpa di Fanfani, nè che è colpa del governo. Sappiamo come l'eccesso di zelo servile dei caporali sia diffusa malattia indi- • gena. Ma non possiamo non attribuire a Fanfani e al governo, al partito prevalente e agli organi dello Stato, ai prefetti e ai vescovi, ai deputati della maggioranza e ai dirigenti ,di enti pubblici locali il demerito di non far nulla per infrenare il male di cui si diceva, per curare la malattia indigena del1' eccesso di zelo servile, prima che sia troppo tardi. E non possiamo non ricordare quale h~te è infallibilmente riservata alle opere di riforma quando esse si traducono 'in operazioni di sottogoverno, deludendo le buone intenzioni e gli entusiasmi dei pionieri come le aspettative della parte più fiduciosa della pltbblica opinione. La quale non ha potuto non rilevare come, dalle cautele apprestate per prevenire l'infiltrazione comunista e dalle azioni predisposte per ir1frenarne l'ostruzionismo, si sia rapidamente slittati nelle campag,ne rrieridionali verso una situazione che è dominata dalla pesante presenza di un vero e proprio apparato di regime che, n.el campo più speci- , fico della rifor1na agraria, stinge quei non pochi meriti che gli Enti hanno [58] Biblioteca Gino Bianco ,.
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