frequenti note di costume del direttore Tofanelli, il quale - a quanto si dice - ha mostrato sempre una certa simpatia per i socialdemocratici; qualche considerazione politica n,on manca di far capolino dalle gustose corrispondenze quindicinali da Roma di Paolo Monelli. Le diffuse risposte alle << Lettere al direttore » ( curate con molto gusto letterario, buon senso e vivacità, dallo stesso Monelli) dovrebbero, nelle intenzioni, esporre il punto di vista redazionale su molte questioni che, anche sé non sono specificamente politiche, con la politica hanno spesso chiare attinenze; ma neanche il loro tono equilibrato e moderatamente progressista riesce ad amalgamare, nell'opinione del lettore di TemPio, le tante e così opposte tendenze politiche di cui esso si fa disinvolto veicolo. Una emulsione di governativismo a tutti i costi, di reticente nazionalismo e di turbolento protes~atarismo anticlericale alla Malaparte non è in definitiva la ricetta ideale per chiarire le iqee al borghese medio italiano; anche se, a nostro I parere, tutti i confusi germi politici sepolti nella vivace varietà di interessi di Tempo contengono, in complesso, molto meno acido antidemocratico ed «oscurantista>> di quanto sia capace di distillarne una sola pagina di Oggi. Con una formula notevolmente più popolare sorse nel 1948 il settimanale Settimo Giorno dell'editore Mazzocchi. Esso sembrò volersi p·orre su un piano estremamente « facile >>e divulgativo in modo da poter costituire un ricambio, se pur di piglio più agile e aggiornato, ai settimanali tradizionali: l'esiguità del prezzo (30 lire), il tono e gli interessi di Settimo Giorn,o sembrav.ano, insomma, studiati a posta per destinarlo a quel pubblico di modesto livello economico e culturale che, in una certa misura, era stato escluso dalla << rivoluzione >>q-ualitativa scoppiata nell'immediato e clericale». Va ricordato - tra le prestazioni più clamorose di Malaparte su Tempo - il << Battibecco » successivo alla caduta del governo Scelba, laddove, in una colonna intitolata dannunzianamente << La morte profumata», Malaparte disegnò con tratti realistici il decesso dell'uomo politico siciliano al Viminale: << Giaceva sul pavimento, sotto una ·" grave mora" di fiori, contorcendosi mollemente sullo sbiadito tappeto giolittiano. Era uno spettacolo meraviglioso ed orribile ... ». Dall'autunno del '56 la rubrica << Battibecco » è stata sospesa, a causa del noto e sventurato viaggio asiatico intrapreso dal Malaparte. [42] Biblioteca Gino ·Bianco
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