• del recente passato; del quale, vivendolo, i più non avevano còlto che · qualche aspetto particolare, qualche episodio troppo repentino o -troppo doloroso perchè si potesse tentare di ricavarne un giudizio. Una necessità di concretezza e di sincerità cov,avada troppo tempo nelle coscienze: << Dopo venti anni di dittatura e cinque di guerra e di guerra civile, il pubblico italiano nel '45 era soprattutto curioso di guardarsi, lungamente e da vicino, in uno specchio. Esortato per troppo tempo a tener d'occhio la storia e le sue imperiose esigenze, desiderava ora compiacersi, senza pudore, ma anche senza ipocrisia, della cronaca di soli sette giorni » (62 ). I quotidiani erano ancora Ìmpari al compito. Con la liberazione del Nord, e con il graduale riattamento dei maggiori complessi editoriali lombardi, il settimanale si-preparava ad appagare tante_curiosità, a farsi veicolo soprattutto di una informazione meticolosa e vivace. Molti tr,a gli elementi più giovani del giornalismo culturale tardo-fascista - i letterati della generazione << di mezzo», i pupilli di Longanesi - avevano corso negli ultimi anni le più diverse avventure sui campi della guerra e della Resistenza, ed una serie di esperienze umane si era sovrapposta. alla loro cultura un po' sdegnosa e sofisticata: l'occasione che ora gli si presentava era unica. Non c'era ~ltro da fare che utilizzare i dettami della formula longanes1iana, spogliarli da ogni residua traccia di evasività e di acidità letterarie, ripresentarli con una nuova fisionomia, più facile e veritier.a, al pub·blico. Nel rileggere L'Europeo di Arrigo Benedetti, nato nel novembre del '45, si può valutare fino a qual punto tale intento abbia trov~to pratica realizzazione; in qual modo, cioè, e con qual successo, l'evoluzione del rotocalco longanesiano dalJa << fronda » alla cronaca abbia potuto dar vita ad un nuovo strumento attu,ale e funzionale, ad un grande organo ebdomadario di attualità. Man mano che l'eco della guerra e della guerra civile si attutiva, la borghesia andava insensibilmente riadagiandosi nelle su.e abitudini psicologiche, nella sua inerzia « it.aliesca >>: Giannini e Guareschi l'attendevano fuori dell'uscio.<<Tende a formarsi- scriveva Omodeo sulla sua Acropoli - una saldatura tra un'amara conclusione scettica dell'avventura fascista cd il discredito della vita politica ad arte diffuso dal fascismo» (63 ). Nelle prime pagine dell'Europeo la diagnosi torna, con tutta la sua amarezza. È l'addio ( 62 ) Ferruccio Tro~ani in Cronache, 25 maggio 1954. ( 63 ) L'Acropoli, anno I, n. 1, gennaio 1945. [21] \ i Biblioteca Gino Bia~co
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