Nord e Sud - anno IV - n. 28 - marzo 1957

• Dobbiamo essere consapevoli di tutto ciò per non soggiacere poi a certa retorica sentimentale, o a certa demagogia interessata, quando· ci avviene di prendere coscienza del fatto che i nostri emigr,anti esercitano ali' estero mestieri umili, di manovale, di contadino, di minatore (ci consoli sapere che certo non ne avrebbero fatto uno diverso i.11 patria). Gli altri devono essere a loro volta consapevoli dei limiti che si presentano invalicabili alla nostra offerta di lavoro, perchè non possono pretendere dal nostro paese quello che esso non è in grado di assicurare in fatto di qualificazione dell'emigrante; e perchè devono incoraggiarlo invece a promuovere quei provvedimenti che possano per lo meno assicurare ,all'emigrante la qualificazione media di cui si diceva. Il presupposto di ogni qualificazione, alta o media, è senza dubbio la capacità di leggere e scrivere. Ora avviene invece che buona parte della emigrazione italiana dovrà essere reclutata proprio in quelle province che presentano un più alto indice di analfabetismo, oltre che di affollamento: . sono le cosiddette zo12e di sirtemazione del Mezzogiorno (il 64% dell'intera superficie meridio11ale, il 50% della popolazione del Sud con una densità di 115 a·bitanti per Kmq.), dove non si può far luogo a intense localizzazioni industriali e dove ogni tipo di intervento non potrà proporsi obiettivi più ambiziosi di quelli che sono propri di un primario alleviamento delle condizioni di vita e dovrà sempre essere integrato da una politica di emigraziose verso zone meno interne e meno impervie dello stessoMezzogiorno (zone di sviluppo integrale e zon~ di sviluppo ulteriore), verso il Nord e verso i ,paesi transoceanici o transalpini. Sono queste le province tradizionali dell'emigrazione meridionale, che è stata sempre ed è ancora però emigrazione transoceanica. Oggi esse devono diventare anche, se noll sopprattutto, province di emigrazione transalpina, devono essere collegate col mercato europeo del lavoro. Di qui si vede appunto come il perdurante analfabeti- , smo che affligge le province più affollate e più arretrate rappresenti anche un vero e proprio sassoir1serito nell'ingranaggio della nostra emigrazione. E di qui ,anche la necessità di promuovere senza ulteriori indugi l'alfabetizzazione di tutti gli abitanti di quelle province, piuttosto che inseguire oratoriamente e velleitariamente sogni di una generalizzata e alta qualificazione professionale, della quale, a p.arte le difficoltà di reperirne i mezzi, manca per ora in queste ampie regioni pure l'elementare presupposto. Si tratta dunque di essere in grado di f.ronteggiare almeno per ora ìe [15] ' Biblioteca Gino Bianco f

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==