Nord e Sud - anno IV - n. 28 - marzo 1957

\ Vico». E di ciò si accorse altresì I(arl Vossler, che in quelle pagine medesime acutamente scorgeva vivezza << di alito con templativo ». Mz·tsz·ngen ist verboten, è scritto in certe sale tedesche d'i concerti: e invece proprio questo voleva il Sarno, cantare insieme coi suoi filosofi. Era in realtà cosiffatta la storiografia che amava, che si sentiva portato a fare: << v'è una storia nostalgica, 'poetica, che nasce dal1' amore per le cose che furono e più non sono, e, se fossero, non s'amerebbero». Forse in queste linee è la chiave per intendere la disposizione filosofica di lui. Del resto lo scrupolo dell'informazione attenta si può vedere chiaramente in uno dei saggi che aprono il volume, in quello . su << Campanella e Vico», nel quale il nesso tra i due filosofi è colto con grande acume e si mostra come << la fonte vichiana della nuova valutazione del sensibile e del concreto » fosse il Cam panella: << il nemico contro cui Vico guerreggia è la deduzione vuota, il metodo geometrico, il sorite, l'analisi. In questa guerra Campanella non è avversario, ma alleato». E tuttavia anche qui l'Autore svela alla fine la sua affinità elettiva con l'ardente monaco calabrese: << se mai poeta cantò per forte bisogno di canto, e non per trastullo, questo fu il Campanella. La sua poesia nasce dall'irrefrenabile desiderio di liberarsi della passione che l'arde, ed è perciò eh' è rozza, stentata, rotta a scatti ». Appunto come quella del Sarno. Ed altresì in tutto il volume si rivela quel che prima accennavamo, la ricchezza dei motivi della sua meditazione (si vedano ad esempio le osservazioni sull'equità e sulle leggi nell' << Antichissima sapienza del genere umano » o le altre su << Aristotele e la scienza della ricchezza » o sulla concezione storiografica del Croce). Eppure tutti i motivi si ·riportavano alla medesima ispirazione, al bisogno di una << filosofia poetica», vivo, profondo, tragico. Perchè v'è qualcosa di altamente tragico, di doloroso, in queste pagine del Sarno: ed è ciò che dà ad esse un timbro umano inconfondibile. << Le passioni profonde, con1e quelle delle belve, sono mute ... Gli uomini le domarono drammatizzandole, rappresentadole, parlando, sorridendo »: anche Antonio Sarno tentò di domare e domò la sua passione, appunto rappresentandola, parlandola, e cioè scrivendo. E sempre la sentì risorgere dentro di sè, imperiosa ed urgente, non pago del già fatto, malato di non so che << nostalgia di una natura amica» e tuttavia consapevole dell'illusione ( << gli uomini s'illudono che la storia, in genere, e la loro vita in specie, si dispieghi, libera, nell'infinito»). Ombroso e severo prima con se stesso che con gli altri, egli aveva in sè un'amarezza indicibile, propria di chi avverte interamente l'insostenibilità della condizione umana, aveva in sè una inquietudine dolorosa, come di chi sa il groppo di quel che non si riesce ad esprimere con parole umane. Nella vena tragica del Sarno non v'erano catarsi: ed egli era troppo nobile intelletto per contentarsi dei surrogati. Per questo, forse, scelse - scelta ardua e terribile - di andare verso << il paese non ancora scoperto, dal cui confine nessun viaggiatore ritorna». VITTORIO DE CAPRARIIS· [12~] BibliotecaGino·Bianco I

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