dietro gli avvenimenti che lo coinvolgono, ed anche gli altri personaggi del libro hanno un ampio margine di vita autonoma: così la riuscitissima figura di Lucia, adolescente intrisa di innocenza e insieme di animalità, che alterna i giochi lascivi nel fienile alle corse tra gli alberi, pazze eppure obbedienti ad un ritmo misteriosamente prestabilito (il << volando volando! »). Secondaria ci sembra invece quella che dovrebbe essere la molla del racconto: la passione per il cavallo bianco chiamato festosamente Tripoli. È, in fondo, uno di quei sottilissimi pretesti di cui sa essere ricca l'arte di Quarantotti Gambini; ma dalla lettura appare chiaro come l'occhio dello scrittore sia vòlto sempre a cogliere con sottile analisi gli atteggiamenti di un fanciullo dinnanzi a tutti i fatti della sua giornata felice (e quindi la sua curiosità per gli uomini laceri dell'esercito austriaco, le sue passeggiate a Trieste con la mamma a trovare la famiglia del patriota ucciso, la sua presenza alle feste del contado) in quella piccola società di campagna che è, per gli elementi che la compongono, la società preferita dall'autore; piuttosto che a caricare di significati l'incapricciamento per un cavallo, fatto che, nel quadro del romanzo, non è che vago simbolismo. · Sf,umato, visto quasi davvero attraverso una fantasia adolescente, il mondo dei grandi con le loro passioni. Comunque la loro presenza non ha il significato che ha sempre avuto nei precedenti libri di Quarantotti Gambini; Paolo non si accosta ad essi come ne L'amor militare e la loro vicenda resta tutta in funzione degli interessi, dei moti d'animo, delle simpatie del fanciullo. Immutato, come abbiamo già detto, resta invece l'interesse dello scrittore triestino, per la società borghese del te1npo in cui si svolge il racconto (che nè anche, a un dipresso, l'infanzia dell'autore): un interesse affettuoso, direi partecipante, che non impedisce mai il giudizio: sì che la simpatia dello scrittore è comunque per la famiglia di Paolo e per l'avvocato Tommaso, mai per gli austriacanti. In fondo questo << Il cavallo Tripoli }) non ha punti di eccellenza come altri lavori precedenti, ma è più uniforme, più levigato e << l'assillo morale » che lo sorregge più precisato e sereno. Paolo, quando comprenderà di non poter avere per sè Tripoli, gli darà il via per la campagna convinto che << ovunque fosse, a chiunque appartenesse sarebbe rimasto per sempre suo ». L'episodio lascia intendere, indubbiamente, il passaggio da una stagione felice ad un'altra: ma quest'altra è intravista attraverso lo sventolio tripudiante dei vessilli agitati per la vittoria italiana ed il ritorno alla libertà dei cari di Paolo (il padre e lo zio). Un tempo quindi ancora più felice; l'inizio di una epoca nuova e lieta, da vivere senza presentimenti oscuri. Al termini di questa lettura, un interrogati vo si impone: ha voluto lo scrittore precisare - attraverso questo racconto - ulteriormente il limite << proustiano » della propria vena creativa? Penso possa rispondersi affermativamente, ma con ciò stesvanzare il dubbio che possa trattarsi co- [124] BibliotecaGino Bianco
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