LETTERATURA A cura di Ennio Ceccarini, Vittorio De Caprariis e Antonio Palermo P. A. QuARANTOTTI GAMBINI: Il cava/,lo Tripoli, Einaudi, Torino, 1956. Serbandosi fedele alla fondamentale vena ispiratrice di ogni sua opera, da 1 nostr,: simili a L'amor militare, P. A. Quarantotti Gambini è tornato in questo Il cavallo Tr,:poli a narrare una vicenda di fanciulli in un momento storico ed in una parte d'Italia, che sono ' ormai, per questo scrittore, il tempo ed i luoghi del cuore. La fedeltà a questo mondo è in Quarantotti Gambini una regola intima che non consente distrazioni o concessioni alle mode: Quarantotti Ga1nbini non ha mai preteso di volere testimoniare nell'opera sua la << società nuova >, nè ha mai raccolto i conflitti e le passioni della nostra storia più recente (il fascismo, la guerra, la Resistenza). Egli è fermo, per cos~ dire, ai temi e ai modi preferiti nell' entre deux guerres: Io scavo minuzioso dell'anima, la ricostruzione attenta dei palpiti della coscienza e degli oscuri moti del subcosciente. Ed il punto su cui si impernia sempre la fatica dello scrittore, il vero, naturale centro di composizione di ogni sua opera è il trapasso dall'adolescenza all'età adulta, l'incontro del mondo fantasioso della fanciullezza con quello chiuso ed ostile della maturità. La prima occasione di questo incontro: il sesso, la scoperta della donna, la curiosità irrefrenabile eppure fatta di improvvise ritrosie per gli atti d'amore. La conclusione della parabola nata dall'incontro dei due mondi; un senso disperato di cose andate per sempre, un presagio oscuro e dolente di dramma, a volte, come ne L'onda dell'incrociatore, il dramma stesso. Si hanno dunque nei romanzi di Quarantotti Gambini come due aspetti, due momenti continuamente alternantisi: quello favoloso dell'infanzia ritratta e quello crudo delle scene << sessuali », quello 'chiaro, trasparente, idillico dei paesaggi di campagna e del mare di Trieste e quello ambiguo ed elusivo delle vicende degli adulti. Il primo tut- , tavia non così autobiografico da non consentire la rappresentazione in figure e fatti del mondo caro allo scrittore (donde il particolare realismo del Quarantotti Gambini); il secondo sovente costruito a freddo, con l'occhio a certi modelli americani e, a nostro avviso, estraneo alla vera sincerità espressiva dello scrittore. Ne Il caval,lo Tripoli è il secondo aspetto ad essere sacrificato al primo ed il libro resta quindi tutto pervaso di un che di incorrotto e cristallino mai finora raggiunto da Quarantotti Gambini. E l'effetto è, tanto più importante in quanto è conseguito senza nulla togliere alla oggettività dei fatti e delle persone rappresentati. Sì che il protagonista, Paolo, non è mai un pretesto per narrare il rimpianto dello scrittore per un tempo lontano o per creare, con scaltrita analisi psicologica un segreto mondo di miti e simboli [123] Biblioteca Gino Bianco
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