/ stica della Sila: la scarsa capacità della Opera per la Sila di sviluppare un'organica politica economica condiziona in modo negativo le trasformazioni e realizzazioni urbanistiche. Simili considerazioni accompagnano la relazion·e di Marcello Vittorini sull'Ente Fucino; e nelle re~ !azioni di Fausto Borrelli, Antonio Franco e Carlo Fumaroli sull'attività degli enti di riforma nella piana di Paestum, nei ' comprensori di Puglia, Lucania e Molise e nella Maremma toscana, la pianificazione urbanistica viene valutata come momento del più generale sviluppo economico di quelle zone. Un cenno a parte è necessario per le relazioni di Fernando Clemente sull'Ente per la trasformazione fondiaria in Sarde.: gna (ETF AS) e di Pierluigi Giordani sull'Ente per la colonizzazione del Delta padano. A entrambe è comune un pregio: la valutazione tecnica degli interventi urbanistici si fa qui più ricca di elementi, più articolata (e anche, sia lecito dirlo, più interessante per il lettore), perchè considera questi interventi in una prospettiva non solo economica, ma più generalmente storica. E' la storia delle comunità degli altopiani sardi o delle valli di Comacchio che giustifica o induce a criticare i risultati della pianificazione. E la storia, che nelle due relàzioni è stata avvertita, senza falsi << complessi di Clio », come profondo e reale canone di giudi..- zio, è stata assunta dai due autori come guida nel loro effettivo lavoro di urbanisti: la bontà dei risultati, la· chiarezza delle planimetrie, l'assenza, nelle loro opere, di quell'aria di provvisorietà che caratterizza spesso le costruzioni degli enti di riforma, la vitalità economica, infine, delle loro realizzazioni ur,banistiche, nascono non solo da un pieno possesso dei mezzi tecnici, ma da un attento e lungo studio, condotto con sensibilità storica, della vita delle comunità cui centri di servizio e borghi di residenza sono destinati. Un ordine diverso di problemi domina le quattro relazioni sull'attività degli enti per l'edilizia sovvenzionata, scritte da Modesto Fascio per l'UNRRA-CASAS, da Marcello Buonomo per gli Istituti autonomi delle case popolari, da Pio Montesi per l'INCIS e, infine, da Renato Bonelli per l'INA-Casa. Il tema qui domi~ nante è quello del coordinamento: coordinamento delle realizzazioni di questi enti con lo sviluppo dei centri abitati in cui si inseriscono; e coordinamento reciproco della loro attività. A questo proposito, com'è noto, è stata nello scorso anno decisa la costituzione di un comitato di coordinamento dell'edilizia popolare, che d'ora in poi regolerà l'attività dei quattro enti in qu,ei centri urbani in cui essi prevedano interventi di qualche rilievo. La costituzione del comitato presenta aspetti positivi, per la evidente maggiore economic;ità degli interventi coordinati e delle conseguenti realizzazioni; e presenta aspetti addirittura rivoI uzionari, in un paese in cui tutti gli enti pubblici agiscono come stati sovrani, evitando per solito ogni forma di collaborazione. Ma in essa sono insiti anche alcuni pericoli, rilevati dal Montesi nel suo scritto, dovuti alla difficoltà di controllare l'operato degli enti edilizi da parte degli enti locali che, in definitiva, lo subiscono. Il pericolo non è trascurabile: a Roma, il cui piano regolatore è ancora in fase di studio, gli enti coordinati si apprestano a investire 23 miliardi nella costruzione di un quartiere « autosufficiente», la cui uhi- [.116] Biblioteca Gino Bianco
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