Nord e Sud - anno IV - n. 28 - marzo 1957

Ma attraverso il 1 bruciante _test dell'applicazione sul corpo sociale, non v'è formula astratta che non de·bba subire modifiche e riduzioni. . Così, anche pers·eguendosi con intransigenza il principio dell'attivazione ~i imprese a carattere streltamente familiare, l'istanza cooperativistica non poteva essere respinta troppo a lungo. Dapprima ignorata o minimizzata, questa istanza ha finito per affermarsi ufficialmente con tutta una serie di iniziative tendenti a incrementare, attraverso attrezzature ed attività comuni, la produttiviJtà agricola. Che si tratti di cooperazione siecondo la pefinizione claissi,ca, i1 spirata ai gran·di modelli della cooperazione socialdemocr.atica laburista o comunitaria, -è da dubitare, dato che ogni iniziativa non promana dal basso, ma è moS'sa, regolata e sorvegliata dall'alto (cioè dagli Enti di riforma) e c~e quindi ogni :partecipazione dei prestatori di opera o dei piccoli proprietari interessati risulta priva di spontaneità e di corresponsabilità (12 ). . Ma anche se invece di tali varianti paternalistithe si .trattasse di autentiche cooperative, il problema politicamente non muterebbe. È stato notato (13 ) che « nel ciclo cooperativo moderno » (laddove alla parola cooper_azione non deve attribuirsi soltanto un senso economicistico e restrittivo) << sem·br.ano doversi distinguere due tipi di cooperazione: il tipo unifunzionale o specializzato (segmentale) e il tipo multifunzionale o integrale (comprensivo). Il primo si limita strettamente a scopi economici. Il secondo si estende alla maggior parte se non al'la totalità dei valori so- . ciali. Il primo è circoscritto in pratica ,aà un lavoro in comune. Il secondo, da questa base di lavoro in comune, si diffonde al modo di vita in comune ... ». I Ora è chiaro che gli interventi attuali nel Mezzogiorno d'Italia attraverso la riforma e le sue varie applicazioni minute hanno tenuto presente e favorito solo il s-uddefin-itoprimo tipo di cooperazione, mirando a insta11rare fra le masse contadine, nel migliore dei casi (e sulla strumentazione tecnica, ripetiamo, ci sarebbero pure serie riserve da fare), una certa comu- ( 12 ) Sull'attività cooperativistica nel quadro della riforma v. M. Bandini op. cit., pag. 56-58. Sulla critica ad essa v. l'articolo << Realtà e miti della riforma agraria nel Mezzogiorno», a firma G. P. su << Mondo Economico», A. IX, n. 32, pagina 10-11. ( 13 ) H. F. Infield. << .Dalla utopia alle riforme», trad. it. Milano, 1956, pag. 6, [103] Biblioteca Gino Bianco \

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==