tri siano sempre migliori di quelle dei piccoli comuni (l'esempio di Napoli valga per tutti). Bisogna riconoscere, però, che la proposta dell'on. Marotta tocca uno degli aspetti più interessainti del problema, quello delle possibilità economiche degli Enti obbligati alla costruzione degli edifici scolastici, e che se le provvidenze proposte saranno adottate se ne gioveranno altri 485 Comuni, con popolazione complessiva di 3.299.248 abitanti. Finora era solo il 23,20~-~ della popolazione del Mezzogiorno che godeva della legge del 19 marzo 1955; in futuro, se la proposta Marotta passerà, sarà il 41,90 per cento a goderne. Ciò per quanto riguarda l'intervento della Cassa nel pagamento della quota cedente a carico degli Enti obbligati. Il problema grosso resta però quello della concessione dei mutui, sem·pre per rimanere nel campo del finainzian1ento delle opere. La proposta Marotta mette a fuoco anche questo aspetto del problema e giustamente invoca che venga assicurata per legge la concessione da parte della Cassa Depositi e Prestiti. Ma soltanto per i Comuni con popolazione fino a 10 mila abitanti. E per gli altri? Ora, a parte le osservazioni innanzi fatte sull'effettivo peso delle provvidenze proposte, a noi sembra che non sia accettabile il criterio adottato: quello di considerare più bisogno'Si i centri meno abitati. Riteniamo che sarebbe più giusto adottare quello dello stato di necessità scola~tica dei Comuni, da desu1nere dalla percentuale di aule mancanti rispetto al fabbisogno o dall'indice di evasione per insufficienza di locali destinati alla scuola. Oramai esiste un'aggiornata rilevazio·ne eseguita a cura del Ministero della Pubblica Istruzione, da cui si possono rilevare questi dati, e stab,ilire agevo,lmente una graduatoria tra tutti i Comuni d'Italia (verrebbero fuori, certamente, sorprese interessanti per alcune grandi città del Mezzogiorno). È chiaro che si dovrebbero costruire prima gli edifici nei Comuni che hanno maggior bisogno e poi, man mano, negli altri. Con questo sistema si verrebbe ad eliminare anche l'altro inconveniente rilevato nell'applicazione delle leggi sulla edilizia scolastica; della sperequazione, non diciamo tra Nord e Sud, ma tra i Comuni che halltllo più biso:gno (che sono nella quasi totalità nel Mezzogiorno) e quelli che ne hanno meno. Con l'ob'bligo di seguire la graduatoria stabilita con i criteri in1nanzi fissati, si verrebbe a rendere autonvµtica la precedenza da dare agli edifici da costruire, ir1 relazione, appunto, allo stato di necessità scolastica. Non vediamo come questo sistema possa funzionare lasciando ancOTa agli Enti obbligati l'iniziativa. Siamo sempre più convinti che esso dovrebbe essere governato da un organo centrale che possa raccogliere i fondi e distribuirli secondo la graduatoria stabilita. Queste considerazio,ni, scaturite dalla proposta Marotta, ci riportano inevitabilmente a quello che è il problema di fondo: costruire in 10 anni 100 mila aule, quale è l'attuale fabbisogno delle scuole primarie. Occorrono 30 [89] Bibloteca Gino Bianco
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