... e scontrarsi delle due anime del socialismo italiano, quella riformista e quella massimalista, profondamente divise anche quando, nei congressi, le varie correnti elaborano una mozione di compromesso in nome dell' cc unità del partito » predicata da un Morgari, o sembrano illusoriamente comporre i reciproci contrasti sulla scìa dei bollori oratori di un Ferri. Negli ultimi anni del secolo, quando, da Crispi a Pelloux, non furono in gioco soltanto interessi di classe, ma la libertà di tutti, il socialismo italiano era riuscito per la prima volta, dietro la guida di riformisti dall'alta coscienza morale come il Bissolati - che fu anche il primo direttore dell'Avanti! - a porsi come movimento cc nazionale», a collegare la propria azione alla passata storia della democrazia risorgimentale: e, nel chiarire gli intenti della lotta che veniva combattuta dai lavoratori italiani contro la << reazione armata », l'Avanti! potè scrivere: « noi socialisti ci sentiamo di essere anche i conservatori e i difensori di quanto la rivolu-- zione borghese ha in sè di rispettabile e di glorioso ». Era, in fondo, uno spirito di tacita revisione delle troppo semplicistiche formulazioni dottrinarie del marxismo intorno al « regime borghese » ed alla « lotta di classe >l. E ad esso doveva poi fare allusione il Croce, in una pagina della Storia d'Italia dove si rileva che proprio i fatti del '98 insegnarono ai socialisti a non più eccedere in generalizzazioni settarie, nel considerare tutti i non socialisti, o « borghesi », come dei « forcaioli »; e ad acquisire una più vera nozione della libertà, non come « concetto borghese o di classe », ma come « il campo con grandi e secolari fatiche spianato e assicurato dai maggiori spiriti dell'età moderna per Io svolgimento delle lotte civili e l'incessante umanamento dell'uomo ». Ma già nel decennio giolittiano, negli anni in cui - secondo l'espressione di Treves - bisognava passare « dall'evangelio all'azione », la concordia dei tempi duri accennava ad incrinarsi. L'azione del partito continuò ancora a muoversi su basi sostanzialmente riformiste, ma i contrasti interni - a parte quelli scatenati dall'opera di retori ambiziosi come il Ferri - cominciavano a farsi sempre più acuti; e si sovrapponevano alle obiettive difficoltà di un partito che assisteva ad una sorta di svuotamento dei suoi stessi temi di agitazione e di polemica da parte del governo « borghese », il quale andava facendo proprie, e gradualmente attuando, buona parte delle annose rivendicazioni socialiste. Per un movimento a carattere finalistico, com-'era, dottrinariamente, jl partito socialista, i lin1iti di una politica « piccolo-operaia » del giorno per giorno erano evidenti, nella nuova temperie politica; e finirono per apparire chiari, sia pure in una forma negativa, anche ad uomini dell'estrema destra riformista. Il Bissolati, ad esempio, al Congresso del 1910, nell'atto di abbandonare la direzione dell'Avan-ti!, che gli era stata affidata per la seconda volta, dichiarò che, a suo parere, il partito aveva esaurito ogni sua funzione, era ormai come « un ramo [79] Bibloteca Gino Bianco
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