L'Avanti! Nell'ultimo decennio, e soprattutto nel periodo successivo alla scissione di Palazzo Barberini, il vassallaggio dei socialisti italiani nel confronti dei comunisti ha toccato le sue punte più alte nel settore culturale. E' questo il terreno nel quale l'attività del « partito guida » si è esplicata çon maggiore scaltrezza, riuscendo a polarizzare intorno a sè una rete di consensi, di simpatie, di omertà, di aperti o larvati fiancheggiamenti, ottenuti a volte con le più sottili lusinghe, mediante l'invenzione e l'utilizzazione delle formule più svariate, che andavano dall'esca momentanea offerta alla. vanità di questa o quella figura di intellettuale tradizionale piuttosto avanti con gli anni, all' opera paziente e diuturna di cooptazione degli elementi pi~ giovani, in virtù di una spregiudicata e cattivante messa in valore delle loro doti. Ma sia dai maturi intellettuali « borghesi » che venivano folgorati sulla via di Damasco o su quella di Pechino, sia dai giovani che venivano conquistati d'un balzo al loro primo affacciarsi alla vita culturale, dagli anziani cc transfughi » come dai freschi « novizi » il P.S.I'. veniva saltato a pie' pari: tranne che in casi sporadici, esso non assolveva neppure al ruolo di tappa intermedia. La « riscoperta » del De Sanctis, l'interpretazione « ufficiale » del pensiero di Gramsci, la requisitoria contro lo storicismo crociano, la monopolizzazione dei filoni più vitali della letteratura militante, delle arti figurative, del cinema (con conseguenti tentativi, spesso piuttosto acerbi, di una loro cc sistemazione » teorica su basi marxiste), sono stati altrettanti motivi di agitazione culturale ai quali i socialisti si sono per lo più conformati passivamente, mediIBte la ripetizione dei relativi slogans. Ed a ciò non li costringeva soltanto la materiale impossibilità di gareggiare, sul piano degli strumenti culturali (e della potenza economica che essi presuppongono), con il « partito guida », ma insieme qualcosa di più profondo: cioè una sorta di complessiva « senescenza » delle strutture politiche e concettuali su cui il P.S.I. si basava, una situazione di generale ristagno ideologico che aveva le sue radici nel prefascismo e che, nel secondo dopoguerra, la scissione socialdemocratica e l'invadenza comunista avevano contribuito a rendere cronica. Dire che queste condizioni si p~sentino oggi del tutto mutate, o anche che un risveglio culturale dei socialisti sia per annunziarsi sicuro e progressivo, sarebbe alquanto azzardato: la co11fusione ideologica e gli equivoci di varia natura che hanno accompagnato, da parte socialista, le trattative per l'unificazione, basterebbero di per sè a consigliare cautela. Tuttavia, come si è più volte ripetuto in questa rivista, la fine del « frontismo» non può non favorire, alla lunga, la graduale evoluzione culturale del P.S.I. su basi nuove e sempre meno soggette al controllo comunista; non [77] Bibloteca Gino Bianco
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