. ' informazione, a noi sembra più onesto ricusare le /acili previsioni ed ammettere umilmente che le ipotesi si valgono quasi tutte tra loro. Il che non vuol dire che ragionarle e confrontarle non sia utile e necessario. Per quel che riguarda il Mezzogiorno, ad esempio, ci sembra che vada accolta con una certa cautela la tesi adombrata in certe recenti dichiarazioni del senatore Reale. Eugenio Reale ha detto che il P.C.I. si avvia a diventare il partito dei disoccupati e dei sottooccupati, del sottoproletariato con- , tadino e cittadino del Sud," e che le aristocrazie operaie lo abbandoneranno invece per un partito che ponga i problemi del socialismo con forza e coerenza fuori di ogni logica totalitaria, fuori di ogni obbedienza al paese-- guida, per un partito socialista ·e democratico. Non è che queste proposizioni 1r1anchinodi una loro logica: esse indicano conze schema di sviluppo dei partiti operai italiani lo schema britannico, ad esempio, lo schema cioè dei paesi di più avanzata civiltà. Il risultato di un siffatto processo sareb~e perciò che il P.C.I. avrebbe le sue perdite minori pro,prio in questo Mezzogiorno in cui esso ha avuto una formidabile espansione tra il '46 e il '53. Per la verità il ridimensionamento del P.C.I. nel Nord era un fatto che aveva avuto inizio tra il '46 e il '53. Le statistiche elettorali dimostrano che già in quegli anni i comunisti erano in perdita di velocità, non riuscivano a mantenere il ritmo di espansione e che solo i voti guadagnati nel Sud pareggiavano le perdite del Nord e ne facevano un partito che nel complesso del paese guadagnava ancora. Quello che non va dimenticato., però, è che ove mai la crisi del P.C.I. dovesse incidere la compattezza del partito nel Sud come nel Nord, allora potrebbe accadere che proprfo nel Sud si verifichino le perdite maggiori. Perchè è appunto nel Mezzogiorno che le masse più forti di votanti coni unisti non sono marxistizzate e perciò potrebbe essere più agevole il richiamarle; è appunto nel Mezzogiorno chè il reclutamento frontista ha avuto più forte sviluppo e quindi si avrebbe un maggiore sfaldamento; è nel Mezzogiorno, infine, che si è riscontrata negli anni passati la maggiore mobilità politica. Quali sarebbero le conseguenze di ciò? A noi sembra che se l'ipotesi appena n.r.r.ennatn. dnve:,.,e 11erificar.,i, al runln di mazzi_nre heneficiario della crisi del P.C.l. potrebbe anche aspirare la Democrazia Cristiana: alme110 allo stato dei fatti ..Mentre cioè nel Nord le tradizioni dei socialisti e la loro presenza sono solide abbastanza da porli nella condizione di eredi neiturali dei comunisti, la stessa cosa non è vera nel Sud. Qui la D.C. soltanto I [4] Bibloteca Gino Bianco
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