della Cultura», il fascismo .andava alimentando nel suo seno una classe di giovani intellettuali che si sarebbero ben presto accorti della estrema labilità ideologica su ct1i si basava queJl'assetto politico nel quale erano cresciuti e venivano aprendosi alle prime esperienze. La p.arte migliore di questa falange di <<littori>>- per i quali le varie rivistine dei G.U.F. rappresentavano il luogo d'incubazione (20 ) - fungeva da pattuglia di punta di una diffusa opinione giovanile, in cui le ist.anze « revisionistiche » nei riguardi del regime erano particolarmente vive e sentite. I toni di fronda, - avanzati da Omnibus in maniera da far supporre, dietro di essi, un fondo di cultura insolitamente aggiornato, sofisticato ed estroso, percorso da significative allergìe moralistiche - cadevano dunque in una temperie ' culturale per molti versi propizia. Il settimanale di Longanesi, mentre da , un lato poteva riuscire ad inserirsi nelle inquietudini revisionistiche dei giovani, come un elemento di velata ed arguta critica (od autocritica) svolta sempre nell'ambito del sistema fascist.a; dall'altro lato, col suo porre sornio-r namente l'accetto sulla retorica militaresca del fascismo e col suo ricollegarsi ai vecchi miti borghesi dell' « Italietta », poteva aspirare a raccogliere intorno a sè le nostalgie e le pillare animosità degli intellettuali più anziani, ( 20 ) Tutto un capitolo a parte - che riguarderebbe, però, soltanto di riflesso il nostro tema - meriterebbe lo studio di queste numerose riviste del G.U.F. e della loro incidenza sul costume culturale dell'epoca tardo-fascista: tra i redattori e i collaboratori si trovano sovente nomi molto significativi per la vita letteraria e giornalistica italiana. Oltre che dai periodici del partito e delle organizzazioni giovanili, una serie di indicazioni utili per quanto riguarda la <<storia » dei singoli giornalisti del rotocalco (di cui gran parte proviene dalla letteratura) e la genesi culturale di certi atteggiamenti di <<fronda» possono venire dall'esame delle riviste letterarie <<maggiori>>, che vedevano la luce negli ultimi anni del regime. Si ricordino (per citare solo qualcuna tra le più note) Campo di Marte di Pratolini e Gatto (vi scrivevano Carlo Be- • tocchi, Piero Bigongiari, Carlo Bo, Francesco Casnati, Giansiro Ferrata, Alessandro Parronchi, Sandro Penna, Berto Ricci, Leonardo Sinisgalli, Giancarlo Vigorelli); Prospettive di Malaparte (Alvaro, Anceschi, Bigongiari, Bo, Cancogni, Ferrata, Gatto, Moravia, O. Nemi, F. Onofri, Rusconi, Savinio, Spagnoletti, Titta Rosa, Vigorelli); Primato di Giuseppe Bottai e Giorgio Vecchietti, cui collaboravano, tra gli altri, Anf;ioletti, .Falqui, Gatto, Pintor, Sinisgalli, Tecchi, Titta Rosa, Zavattini; Lettere d'oggi di Giambattista Vicàri, ecc.. Fu, quello, anche un periodo di grande auge per i periodici cinematografici e teatrali, cui collaboravano anche letterati e scrittori non <<specialisti »: si ricordino C1:nema diretto da Vittorio 1'1ussolini, Scenario, ecc.. ' [49] Bibloteca Gino Bianco
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