e l'affare Dreyfus è tutto chiarito. O del tutto aggrovigliato. E' stato scritto: • où ce Journale prete à la discussion c'est lorsque Paléologue affirme qu'avec Esterhazy et Henry, dont la trahison est indiscutable, il faut admettre qu'il y a eu deux autres traitres: le commandant · Maurice Weil et un inconnu X... qui avait en 1894 une situation très en vue au ministère de la Guerre ... Paléologue n'apporte aucune preuve serieuse pour justifier ce qu'il advance (Georges Huisman, « Pas de Prescription pour l'Affaire Dreyfus >>; Evidènces, dic. 1955). Prove invero Paléologue ne apporta, le rivelazioni di spioni dei vari servizi polizieschi dei dicasteri, nè si vede quali prQve documentali sarebbero possibili salvo quelle che egli invita a cercare negli archivi tedeschi. Del resto si è qui sul terreno della ricostruzione giudiziaria piuttosto che storica, ed ai fini strettamente storici certe domande possono anche non avere importanza decisiva. I suoi personaggi tenebrosi e corrotti invescati in un giro di rapporti amorosi e ricattator1, c'in1porta poco se sieno effettivamente esistiti, se si debbano iscrivere alla cronaca di I quei giorni; la loro vitalità ci è conservata, meglio che in rapporti ministeriali, dai loro consimili che r1trasse Proust (non solo il Proust che tratteggiò l' ambiente della passione dreyfusarda o antidreyfusarda, ma il Proust che tira le fila in Temps Retrouvé). Sul piano storico il libro del Paléologue ha certamente una sua importanza, anche se i giudizi storici sono per lo più impliciti, non sviluppati. Infatti il Paléologue è uno scrittore di virtù stilistiche ammirevoli (sopratutto nel contrahere rem alla maniera classica) ma la sua psicologia è ferma al tratto esterno di << carattere », e non approfondisce oltre il cammeo icasticamente inciso. E' un uomo di squisita sensibilità letteraria ma non sa rendersi conto del gioco ideologico e dei movimenti storici complessivi, capace di disegnare la Realpolitik dei grandi stati ma inetto a penetrare di là del concetto di interesse nazionale. La società che egli rappresenta è ancora quella descritta nelle roventi pagine di Marx sulla repressione della Comune, ma egli l'osserva con lo spirito caustico che poteva essere sufficiente e valido per Saint Simon alle prese con le vicende della corte di Luigi XIV. Perciò dell' ondata antisemita egli coglie soltanto dei . tratti già fossili: gli pare di approfondirne l'analisi richiamandosi all' antisemitismo cristiano, mentre quei motti di derivazione cristiana ( << popolo di traditori ») sono posticci già: durante la campagna antidreyfusarda, sono un mero pretesto per un odio collettivo che ha i tratti delle ondate di psicosi autoritaria del1' era industriale. Nè poteva rendersene conto, fermo com'era al mondo degli studi classici ed alla tradizione moralistica che gli è connessa. Se ne possono cogliere alcuni curiosi esempi: gli uomini eh' egli osserva gli si debbono configurare secondo certi schemi fissi, oratori e retorici e quando si sottraggono alla parte che imporrebbe loro la tradizione del bel gesto e dell' espressione scenica, si irrita e viene tentato o di aggredirli (ha dei dubbi sull'innocenza di Deyfus quando lo vede impassibile alla degradazione) o di sbarazzarsi della loro presenza, sgradevole perchè non conforme ai suoi schemi di recitazione, con una parola impaziente. Solo una volta tenta di soffermarsi su Dreyfus: << j' aimerais cependant savoir ce qui se passe dans les replis intimes de sa conscience, dans [125] Bibloteca G"no Bianco
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