telligenti - delle opere più disparate. Tali recensioni sono inserite nel contesto, non senza grave nocumento dell'insieme; specie quando, appunto come recensioni ben fatte, potrebbero avere una loro vita autonoma. Non sarebbe generoso occuparsi distesamente della sezione del volume che tratta della << macchina da scrivere »; nè sarebbe possibile esporre, nella varietà dei lor;- interessi, il contenuto delle recen-- sioni: resta la prima parte del libro, le cui manchevolezze, per altro, spiegano anche, in un certo qual modo, la genesi delle altre due parti. In un libro di tal natura, il quesi-- to capitale avrebbe dovuto essere: che cos'è la letteratura.. Ebbene, questa do-- manda non trova, nel libro di Wellek e Warren, una risposta; o meglio, trova un'infinità di risposte, di cui l'una elide l'altra, e che finiscono così per render vano l'interrogativo. Quando si afferma che << il controllo governativo della letteratura è efficace laddove offre possibilità di lavoro intellettuale a quanti si identificano volontariamente o a malincuore con le di-- rettive ufficiali » (pag. 131) è chiaro che si ha della letteratura un ·concetto equivalente a quello di << carta stampata ». Ed è altrettanto chiaro che un siffatto concetto è totalmente rinnegato, se si ritiene che << la causa e l'effetto sono in-- commensurabili e il risultato concreto di queste cause estrinseche - l'opera d'arte - è sempre in1prevedibile » (pag. 89). Nè si creda che nell'accostamento da noi rilevato stiano di fronte - distinte nella coscienza dei due autori - da una parte la letteratura << opera di civiltà », dall'altra la poesia << opera di verità »; chè il Bibloteca Gino Bianco solo sospetto di siffatte << sottigliezze » crociane sarebbe, per il li,bro in esame, assurdo. Si tratta semplicemente dei due poli entro i quali oscilla, per W ellek e Warrer, il concetto di letteratura. E inoltre, come se non bastasse adoperare un solo termine al posto di almeno cinque o sei, altra difficoltà che si presenta al lettore è l'assoluta indipendenza ~ se non antiteticità - esistente fra le dichiarazioni, diremo, << programmatiche » e le affermazioni << di fatto». C'hi si fermasse alle prime, davvero non potrebbe che trarne le conclusioni sfavorevolissime che ha tratto Panfilo Gentile sul Corriere della Sera; ma, fortuna vuole che vi siano le seconde, le quali costituiscono quella che si può chiamare la parte positiva del volume. Secondo i nostri autori, non dovrebbe venirci in materia di critica d'arte << alcun chiarimento da una teoria come quella del Croce, che concentra tutti i problemi estetici nell'atto dell'intuizione misterio-- samente identificata con l'espressione » (p. 175); ma essi non esitano ad affermare altrove che << in un'opera d'arte riuscita i materiali son del tutto assimilati alla forma; ciò che era 'mondo' è divenuto 'linguaggio '» (p. 336). E, in un altro punto, negata rapidamente, come del tutto inadeguata, la tesi del Croce - che viene confuso, per altro, in una selva di saggisti di terzo e quarto ordine - sui generi letterari, son poi questi ultimi de-- finiti, con disinvoltura non comune, « una istituzione». E qui, francamente, per quanto operi la riserva di fondo sul poli-- valente uso dei termini cui i nostri autori indulgono, non riusciamo proprio a trovare, per il termine << istituzione » un al-- tro significato che non quello che ai ge"
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