partecipano con lettere ai f.amiliari e ai conoscenti alla elezione dell'amministrazione comunale e, quando hanno raggiunto una sufficiente prosperità economica, acquistano un campicello o si fann·o costruire una villa nel paese nativo. Come accade ,aMarina di Camerota, frazione, con Lentiscosa e Licusati, di Camerota, dove il paese è per metà costituito da villette di contadini e pescatori che hanno accumulato una piccola fortuna col c;ommercio, nel Venezuela. Il flusso emigratorio h.a subito alti e bassi in rapporto alle congiunture internazionali: più di tutte le statistiche valga il fatto che non c'è famiglia cilentana che non abbia o non si appresti ad avere un familiare o un congiunto al di là del mare. Accanto a questa, è viva e tende ad accentuarsi una emigrazione spicciola verso la città: sono i sarti, i barbieri, i meccanici che si dirigono a Roma o Genova o alla vicina Salerno. I contadini e i pescatori preferiscono passare il mare attratti anche dalla speranza di trovare un più facile impiego, data la loro assoluta dispo-- nibilità a tutti i mestieri, quando hanno sperimentato invano di arruolarsi nelle guardie di Finanza o nei Carabinieri. Probabilmente il capitolo della emigrazione resterà pperto, per la naturale povertà dell'ambiente, anche quando i cilentani, com'è augurabile, saranno chiamati a moltiplicare la loro attività e la loro produttività da un piano di massima in cui l'agricoltura, le industrie, il commercio, le strade, le case abbiano sostegno e sviluppo da un ciclo di iniziative strettamente concordate e fuzionali tr.a loro. Purché sì tenga ben presente che i malati corrono il rischio di aggravarsi irrimediabilme11te quando i dottori si cons1gliano per troppo lungo tempo al loro capezzale. Dal canto nostro ci basterebbe essere riusciti a interessare ai problemi del Cilento una più vasta schiera di pubblico. E crediamo che i lettori, con noi, non siano disposti, conoscendo quante e diverse difficoltà si sono opposte e si oppongono al progresso di questa terra, a ritenere i cilentani più « tristi» di altre popolazioni. Meglio ancora se essi potessero convenire con noi che i cilentani « tristi » davvero non furono mai, ma poco mancò non lo divenissero: per malgoverno politico e per avversità di n.atura. ALDO FALIVENA. [117] Bibloteca Gino Bianco
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