trario, si allea indirettamente alle altre cause di depressione. Il << proprietario>>che ho ritratto poc'anzi e che è costretto a rinunziare a un alimento sol perché la sua terra non l'ha prodotto, non ha neppure i soldi per il concime, ha paura di tentare innesti sulle p~ante perché, per un'annata, potrebbe restare senza frutti, pota con una cautela che rasenta la diffidenza perché è ossessionato dal dub1 bio che la pianta possa risentirne e lascia che gli ulivi, se ne ha, gli diano quello che possono. E' troppo depresso e assillato dal bisogno per poter essere un buon agricoltore, sempre ammesso che qualcuno l'ab'bia aiutato a liberarsi dai pregiudizi e dai proverbi che costituiscono ereditariamente tutta la sua scienza agricola. Uno di questi piccoli proQrietari che ho conosciuto a Stella Cilento e che ha tanta arte nelle mani da aggiustare anche orologi, nelle ore di libertà, si fece, in breve tempo, addirittura una fama di cattivo agricoltore tra gli altri piccoli proprietari per la passione, un poco ingenua, in verità, con la quale tentò alcuni tipi di innesti e sperimentò alcuni concimi a rischio di restare a bocca asciutta. Durante una breve visita al suo <<fondo», ch'era una fiancata di collina solo a valle ristorata da qualche om1 bra e da un rigoglio d'acqua, vidi che aveva scav,ato qualche fossetta e piantati aranci, in declivio, come fossero stati olivi: tanto era il suo desiderio di averne per poterli mangiare. Ma gl'innesti avevano buttato solo qualche foglia, e già appassivano. Immaginiamo, ora, che questo agricoltore potesse avere una guida e degli aiuti; né lui, né la sua terra avrebbero sofferto inutilmente. Quanto ad arretratezza nei sistemi di coltivazione ci corre l'obbligo di dire che i grandi proprietari non sono da meno dei piccoli. Molto spesso si accontentano ·di ricavare il 40, il 50% da una terra che, potrebbe, se condotta razionalmente, offrire molto di più. Se da un certo punto di vista essi risentono meno dell'andamento cervellotico e assolutamente naturalistico e stagionale delle colture, per la vasta estensione di terre sulle quali si ripartisce la loro insipienza, d'altra parte sono meno giustificati di fronte ai rischi eventuali. I capitali di cui dispongono costituirebbero la loro garanzia e permetterebbero di contenere e limitare le perdite. Naturalmente non tutti i piccoli proprietari stanno su questo piano, e neppure quelli di statura maggiore. I campi dell'azienda del Marchese Talamo, nella piana di Casalvelino, indirizzano a un altro discorso. Ai primi di maggio quella buona terra è tutto un fiorire di colture, il gr,ano è un'alta compatta massa di verde eh~ il ~ole va indorando; le terre assorbono l'acqua che vi si spande (102] Bibloteca Gino Bianco
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