Nord e Sud - anno IV - n. 27 - febbraio 1957

.. • .. Rivista · ineòsile diretta da Francesco Compagna ,. ... .. ' . ANNO Iv· ,· * N UME RO 27 * F E BB ,RA I O 19 5 7 , Bibloteca Gino Bianco

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Rivista~mensile diretta da Francesco Compagna Bibloteca Gino Bianco

SOMMARIO Michele Cifarelli Nello Ajello N.d.R. Gino Lori Arnaldo Venditti Giulio Salvi Ferdinando Isabella Salvatore Onufrio • Editoriale [ 3] Esperienza meridionalista [ 6] Il settimanale- di attualità I. [35] GIORNALEA PIÙ VOCI I nuovi incentivi [ 66] . J_/Avariti ! [77] Il patrinionio artistico e lo Stato [81] Linee di preminente interesse nazionale [ 83] La scuola: stato di necessità [ 86] Cronache siciliane [90] PAESI E CITTÀ Aldo Falivena Il Cilento [96] Elena Craveri Croce Antonio Palermo Renato Grispo e Elémire Zolla Una copia L. 300 • Estero L. 360 Abbonamenti s Italia annuale L. 3.300 semestrale L. I. 700 Estero annuale L. 4.000 semestrale L. 2.200 Nord • Sud e Nuova Antologia Italia annuale L. 5.500 Estero » L. 7 .500 Effettuare i versamenti sul C.C. P. n. 3/34552 intestato a Àrnoldo Mondadori Editore • Milano Bibloteca Gino Bianco CRONACALIBRARIA f/erità delle fiabe [118] Letteratura [ 121] -- ~- • ......,._.,,,__..,. ___ •-d·• ----- ...••- ----•----- •- Storia: contemporanea [ 124] DffiEZIONE E REDAZIONE: . Napoli - Via Carducci, 19 - Telefono 62.918 SEDE ROMANA: Via Mario dei Fiori, 93 • Telefono 687.771 DISTRIBUZIONE E ABBONAMENTI Amministrazione Rivista Nord e Sud Milano - Via Bianca di Savoia, Z0 Tel. 35.12.71

Editoriale La crisi del P.C.I. è un fatto di prima grandezza, quali che ne siano le conseguenze sul piano elettorale, u1i piano che pure conta nella vita politica democratica. Per dodici anni il Partito Comunista Italiano ha fatto una politica sterile, vuota di significato, contraddittoria. Ed oggi sull'onda delle difficoltà del comunismo internazionale si avvia a pagare il prezzo dei suoi errori. Tra il '45 e il '46, quando si sarebbe potuto avviare una seria politica di riforme il P.C.I. fu borghese e tranquillo: Tortliatti voleva acclimatare in Italia la mala pianta dello stalinismo e '!i sarebbe accomodato ad essere monarchico di soppiatto, se fosse stato necessario. Quando poi si diede opera ad un'attività riformatrice, i dirigenti comunisti sentirono di nuovo iniperiosa la loro vocazione massimalista e nel Mezzogiorno sabotarono ogni iniziativa: i voti di milioni di cittadi'ni italiani furono sterilizzati; le aspirazioni ad una più giusta società, una carica politica e sentimentale di rara efficacia, furono frustrate inesorabilmente, cinicam-ente. Durante dieci anni. Queste cose sono state dette e ripetute; e per molto tempo i democratici che le dissero e ripeterono nel Mezzogiorno furono pochi e derisi. Oggi il P.C.I. sembra dover pagare finalmente i suoi errori sciagurati: e ciò è importante. Non per coloro ai qua/,i le cose hanno dato ragione. Non per questi; è importante per il paese. Come reagirà il paese appunto, come reagirà il Mezzogiorno (nel quale più che in altre parti è stato forte l'empito delle passioni sociali) è estremamente difficile dire. Proprio nel momento in cui talune delle cose che avevamo previste si avverano, proprio nel momento in cui molte delle cose che avevamo dette e che ci avevano fatto passare per osservatori astratti ed intellettucdistici si leggono come ovvie nei servizi speciali dei quotidiani di [3] Bibloteca Gino Bianco ..

. ' informazione, a noi sembra più onesto ricusare le /acili previsioni ed ammettere umilmente che le ipotesi si valgono quasi tutte tra loro. Il che non vuol dire che ragionarle e confrontarle non sia utile e necessario. Per quel che riguarda il Mezzogiorno, ad esempio, ci sembra che vada accolta con una certa cautela la tesi adombrata in certe recenti dichiarazioni del senatore Reale. Eugenio Reale ha detto che il P.C.I. si avvia a diventare il partito dei disoccupati e dei sottooccupati, del sottoproletariato con- , tadino e cittadino del Sud," e che le aristocrazie operaie lo abbandoneranno invece per un partito che ponga i problemi del socialismo con forza e coerenza fuori di ogni logica totalitaria, fuori di ogni obbedienza al paese-- guida, per un partito socialista ·e democratico. Non è che queste proposizioni 1r1anchinodi una loro logica: esse indicano conze schema di sviluppo dei partiti operai italiani lo schema britannico, ad esempio, lo schema cioè dei paesi di più avanzata civiltà. Il risultato di un siffatto processo sareb~e perciò che il P.C.I. avrebbe le sue perdite minori pro,prio in questo Mezzogiorno in cui esso ha avuto una formidabile espansione tra il '46 e il '53. Per la verità il ridimensionamento del P.C.I. nel Nord era un fatto che aveva avuto inizio tra il '46 e il '53. Le statistiche elettorali dimostrano che già in quegli anni i comunisti erano in perdita di velocità, non riuscivano a mantenere il ritmo di espansione e che solo i voti guadagnati nel Sud pareggiavano le perdite del Nord e ne facevano un partito che nel complesso del paese guadagnava ancora. Quello che non va dimenticato., però, è che ove mai la crisi del P.C.I. dovesse incidere la compattezza del partito nel Sud come nel Nord, allora potrebbe accadere che proprfo nel Sud si verifichino le perdite maggiori. Perchè è appunto nel Mezzogiorno che le masse più forti di votanti coni unisti non sono marxistizzate e perciò potrebbe essere più agevole il richiamarle; è appunto nel Mezzogiorno chè il reclutamento frontista ha avuto più forte sviluppo e quindi si avrebbe un maggiore sfaldamento; è nel Mezzogiorno, infine, che si è riscontrata negli anni passati la maggiore mobilità politica. Quali sarebbero le conseguenze di ciò? A noi sembra che se l'ipotesi appena n.r.r.ennatn. dnve:,.,e 11erificar.,i, al runln di mazzi_nre heneficiario della crisi del P.C.l. potrebbe anche aspirare la Democrazia Cristiana: alme110 allo stato dei fatti ..Mentre cioè nel Nord le tradizioni dei socialisti e la loro presenza sono solide abbastanza da porli nella condizione di eredi neiturali dei comunisti, la stessa cosa non è vera nel Sud. Qui la D.C. soltanto I [4] Bibloteca Gino Bianco

si presenta come u12partito organizzato o almeno capace di un forte recluta1nento clientelistico; qui vi so.nopotenti strumenti di sottogoverno e mancano altri ,protagonisti della lotta politica e forze capaci di promuovere immediatamente un rinnovaniento civile; qui perfino le vecchie frangie frontiste potrebbero trovare in una diversione nazionalistica la via del ritorno verso il partito di maggioranza. Questa è una cosa che dovrebbero meditare i dubbiosi dell'unificazione socialista all'interno di entrambi i partiti socialisti. Poichè solo chiarendo all'estremo i rapporti coi comu12isti, solo mostrandosi sicuri servitori della democrazia italiana e solleciti dei suoi problemi, solo dando all'intero paese una formula nuova, solo in quanto rinvigoritq e rinnovato, il socialismo democratico può aspirare a porsi an,che nel Mezzogiorno e per il Mezzogiorno come l'erede della crisi comunista. Si tratta tli saper valutare i tempi della congiuntura politica: perchè finora il << tempo >> del Sud non è stato il «tempo» dell'i11teropaese. lS] Bibloteca Gino Bianco

Esperienza meridionalista di Michele CifareIli Con l'approvazione, che è da auspicare non tardi, del Disegn·o di legge che proroga al 30 giugno 1965 l'attività della Cassa, il Parlamento darà ufficialmente inizio a quello che si è chiamato il << secondo ciclo>>della politi~a della Repubblica per il Mezzogiorno. Per orientarsi con consapevole giudizio in relazione a questo passo innanzi, che si intende compiere per lo sviluppo delle regioni meridionali, non basta rilevare, in sintesi, che quel Disegno di legge è frutto della complessa esperienza di ormai sei anni di interyenti antidepressione nel Mezzogiorno, e pertanto mira insieme a continuare e ad ampliare gli sforzi, in consider.azione dei risultati già conseguiti e da raggiungere, per renderli meglio rispondenti alla realtà economico-sociale delle regioni del Sud. Con riferimento all'impostazione della Relazionei che accompagna lo stesso Disegno di legge (nella qUµle è caratterizzato l'obiettivo dell'azio .. ne finora svolta quale « prima trasformazione ambientale, mediante la èsecuzione di un vasto piano di opere pubbliche », e si prospetta il « secondo ciclo» in funzione di << logico sviluppo del precedente», che « comporta un più accentuato intervento diretto a favorire la formazione di nuove attività agricole e industriali, come fonti permanenti di una maggiore domanda di lavoro e di un progressivo incremento di reddito nel Mezzogiorno e come base del piano ·di sviluppo dell'economia nazionale») proprio per un giudizio consapevole, può essere utile l'approfondita analisi <li alcuni punti di maggiore importanza del Disegno di legge in questione. Un'analisi del genere va compiuta dai meridionalisti con memoria precisa delle premesse di impostazione e chiara visione degli obiettivi da rag- [6] Bibloteca Gino Bianco

giungere, ma anche con la serena valutazione delle possibilità concrete, sul piano politico e su quello economico, dell'azione che oggi si intende • · proseguire. * * * La proroga al 30-6-1965 dell',attività della Cassa per il Mezzogiorno, con ulteriori dotazioni per complessivi 590 miliardi di lire, è provvedimento indubbiamente opportuno. Quando la Cassa sorse, nel 1950, il decennio per il quale la sua azione era concepita fu generalmente ritenuto un lasso di tempo abbastanz.a lungo. Ma ben presto la realtà fisica e umana del Mezzogiorno, con la complessità di tanti problemi, indusse il legislatore al passaggio ad un ,piano di programmazione dodecennale. Questo nel 1952. È ora frutto di quella stessa realtà la proroga triennale, che il Governo contempla. · Ma di ciò non v'è causa, va detto ben chiaro, in ritardi della Cassa sia nella ripartizione per programmi annuali degli interventi corrispondenti allo stanziamento complessivo del piano dodecennale, sia, tanto meno, nella progettazione e nella esecuzione delle opere comprese nel piano dodecennale stesso. Quella che si afferma è invece la necessità di completare gli interventi in programma, con gli estendimenti già stabiliti e di assicurare la massima possibile funzionalità, organicità e produttività degli interventi. Risulta, invero, dalle statistiche ufficiali che la Cassa, al 30-6-1956, cioè al termine del suo sesto esercizio, aveva compreso - nei programmi annuali relativi ai primi sei esercizi finanziari - interventi, in complesso, per miliardi 963,8, corrispondenti ad oltre il 75% del totale degli stanziamenti che sono previsti, com'è 11otoin 1280 miliardi di lire per il dodicennio. Così pure, al 30-6-56,risultavano pervenuti alla Cassa, o redatti dalla stessa 7.290 progetti di opere pubbliche per l'importo di miliardi 804,5, pari al 93 % della spesa complessiva (esclusa la Riforma agraria) prevista dal piano dodecennale per le opere pubbliche; ne risultavano approvati 6.056, per l'importo complessivo, al netto delle riduzioni derivanti dall'oculat~ istruttoria della Cassa, di 576,7 miliardi di lire, e, una volta escluse le quote a carico dei privati, corrispondente al 65 '% 'del piano dodecennale; ne risultavano appaltati per miliardi 470,8, e, una volta escluse le quote a carico dei privati, miliardi 456,1 pari al 53·%, sempre del piano dodecennale. Al 30-6-56 [7] Bibloteca Gino Bianco

I ' risultavano inoltre approvati progetti per opere di competenza privata per 131,8 miliardi (dei quali 49,5 miliardi a carico della Cassa), sicchè il complesso delle opere approvate ascendeva a miliardi 708,5. Sempre al 30-6-1956, risultano ultimati lavori per un complesso di 335,6 miliardi, dei quali 204,9 riguardanti opere pubbliche, 59 opere di competenza privata e 71,7 opere della Riforma agraria. Risultavano, infine, al 30-6-1956, erogati dalla Cassa ben 554,1 miliardi di lire. Non meno significative le cifre aggiornate al 30 novembre 1956, peraltro. Quanto alle opere pubbliche: progetti approvati 6394 per 600,5 miliardi e lavori appaltati 6145 per 551,2 miliardi di lire; per le opere di , competenz,a privata: n. 61.908 progetti approvati per 141,4 miliardi, di cui 53,3 a carico della Cassa. Al 31-10-1956 risultavano ultimate opere pubbliche per 227,6 miliardi e opere di competenza privata per miliardi 65,7, di cui 23,8 a carico della Cassa. Non esistono, quindi indugi della C.assa, come dimostrano le cifre riportate e i diagrammi di avanzamento nell'attuazione del piano. Ed è importante rilevarlo perchè sarebbe stato grave constatare l'insuc"esso della Cassa, cioè del maggiore organo della politica meridionalistica, proprio alla prova dell'attuazione programmata della spesa pubblica straordinaria e aggiuntiva, di cui le è commessa la responsabilità. La proroga della Cassa è invece voluta sia per portare a termine i. programmati « complessi organici » di opere, nonostante che spese maggiori si siano appalesate necessarie attraverso l'approfondimento della progettazion.e e il travaglio dell'esecuzione, con tutte le connesse modificazioni e sorprese, e gli aumenti dei prezzi dei materiali e quelli del livello dei salari con i relativi oneri previdenziali; sia per ulteriori interventi volti a re11dere più funzionali e meglio produttive le opere già programmate. Così l'estensione dei piani di irrigazione per ridurre l'incidenza dei costi per ettaro, il completamento della rete acquedottistica per tutti i comu!ll del Mezzogiorno, la sistemazione di ,altre strade, i contributi integrativi a favore dei comuni minori per la costruzione delle reti idriche interne e delle fognature. Reagendo a certa tendenza a stemperare troppo negli anni razione della Cassa, dopo un primitivo orientamento per sei anni, il Disegno di legge limita la proroga ad un triennio; opportunamente stabilendo la coin- [8] .Bibloteca Gino Bianco

cidenza del termine finale della Cassa con quello del decennio previste per il Piano Vanoni. Non importa ipotizzare se l'esperienza dimostrerà essere adeguata, o meno, siffatta proroga; ma già fin d'or,a è lecito dubitare della sufficienza dei 590 miliardi di ulteriore stanziamento previsti. Que.. sto in ragione di serie valutazioni, già fatte in sede di elaborazione del Disegno di legge, secondo le quali i nuovi stanziamenti avrebbero dovuto ascendere a circa 1000 mili~rdi, peraltro in corrispondenza di una proroga più lunga, e inoltre in ragione dell'incidenza che avranno gli incentivi previsti per lo sviluppo dell'agricoltura e per l'industrializzazione; incentivi dei quali la previsione in centinaia di miliardi è da auspicare sia superata nel fatto. In pieno consenzienti, pertanto, possono essere i meridionalisti con la proposta, avanzata in sede parlamentare, di aumentare quei 590 miliardi. In ogni caso, l'efficacia degli ulteriori stanziamenti, come anche della cospicua parte dei già previsti, che è ancora da erogare, sarà tanto maggiore quanto più sarà rispettato il car,attere di straordinarietà e aggiuntività degli, interventi della Cassa. Giustamente nella relazione al Disegno di legge questo viene riaffermato con chiarezza: c'è da pugurarsi che i politici e i cittadini del Mezzogiorno diano costant~ prova e del senso di responsabilità e dell'energia necessari per assicurare sempre meglio quel rispetto in avvenire. Da questo punto di vista va riconosciuta all'art. 2 del Disegno di legge, primaria importanza. Per valutarla pienamente, si raffronti il testo della 11ormaoriginaria con quello dell'art. 2, destinato a sostituirla. L'art. 2 rjbadisce, invero, il disposto dell'art. 4 della Legge 10-8-1950 n. 646: << I programmi delle opere da eseguirsi dalla Cassa in ogni esercizio finanziario devono essere coordinati con quelli predisposti dai competenti Ministeri, i11 conformità dell'ultimo comm,a dell'art. 1, per la esecuzione delle opere che a norma delle vigenti leggi sono a carico totale dello Stato e possono fruire di contributi». Però, mentre la legge istitutiva della Cassa si limita a stabilire per la Cassa stessa l'obbligo di presentazione dei programmi all'approvazione del Comitato dei Ministri per il Mezzogiorno, l'art. 2 del Disegno di legge estende tale obbligo ai Ministri dell'Agricoltura, della Industria, del Lavoro, dei Lavori Pubblici e dei Trasporti, i quali « comu- [9] Bibloteca Gino Bianco

nicano al Comitato dei 11inistri i programmi delle opere previste in ogni esercizio finanziario per i territori di cui all'art. 3 (zone di competenza della Cassa). A sua volta la Cassiainvia al Comitato dei Ministri il programn1a annuale delle opere da eseguire. << Il Comitato dei Ministri - prosegue l'art. 2 - coordina i programmi ricevuti e comunica alla Cass,a le decisioni adottate in ordine ai programmi annuali delle opere che essa deve attuare. I programmi della Cassa sono !annualmente comunicati al Parlamento dal Comitato dei Ministri >>. Un aspetto rilevante dell'esperienza ormai sessennale della Cassa giustifica questa norma, che riflette un principio di tale logica da doversi ritenere implicito nell'impostazione stessa della Cassa, ab initio. Eppure la mancanza di coordinamento c'è stata, e con effetti tutt'altro che lievi, in questi anni. Dovuta all'egocentrismo, forse · inevitabile, ma dannoso, di ciascun Ministero; dovuta alla persistente legislazione (purtroppo non modificata in rapporto alla moderna politica di interventi programmati per il Mezzogiorno) e alla tradizionale mentalità burocratica; dovuta al premere di interessi particolaristici, regionali e sezionali; frutto di queste e 9i altre cause, quella mancanza di coordit\a1nento ha ridotto l'efficacia pratica ed economica degli interventi e ha jmpedito di controllare adeguatamente che, per le zone di competenza della Cassa, non venisse ridotta l'incidenza della spesa pubblica ordinaria e non si diminuisse, per conseguenza, il carattere di aggiuntività e di straordinarietà, dalla legge voluto, per la spesa pubblica affida~a alla Cass.a. In << Mondo Economico» (n. 43, del 27-10-1956), Guido Macera rileva che le opere pubbliche nel Mezzogiorno, la mass.a degli investimenti pubblici fu, nel 1950, di circa 100 miliardi di lire e ascese nel 1955 a circa 217 miliardi di lire, con un aumento del 117%; nel Nord tale volume di investimenti in opere pubbliche era di 135 miliardi nel 1950 e nel 1955 ascendeva a 223 miliardi, con un accrescimento del 73%. « Ma - osserva poi lo stesso Macera - mentre nel Nord questo incremento si verificava attraverso l'espansione normale della spesa pub·blica, viceversa nel Sud l'incremento è stato dovuto per. grandissima parte alla spesa della Cassa.. Ad esempio, se per il 1955 facciamo conto che la spesa della Cassa è risultata di ben 146 miliardi, si vede chiar1 amente come tutte le altre Amministrazioni messe insieme abbiano investito solo 71 miliardi, con un calo quindi del 30% circa sul volume di spesa del 1950. In altri termini, la (10] Bibloteca Gino Bianco

tendenza a togliere con una mano quello che si d,ava con l'altra ha purtroppo viziato la politica per il risollevamento meridionale che istituzionalmente, nel settore delle opere p·ubbliche, doveva obbedire al criterio primo dell'addizionalità della spesa». Chi ha seguito ~ttentamente in questi ultimi anni la vita della Cassa ben conosce gli sforzi continui per evitare la dispersione dei suoi mezzi nello spazio e nelle competenze e per contrastare la tendenza a riversare tutto sulle spalle della Cassa, dal completamento di una str,ada, allo spurgo di un canale, alla manutenzione delle opere di bonifiche che spesso ingiustificatamente si tarda a dichiarare almeno parzialmente complete. Chi conosce il fluire dei problemi affrontati dalla Cassa sa che certo tradizionalismo · dispersivo di una burocrazia, talvolta tutt'altro che ben disposta verso il nuovo organismo meridionalista, ha trovato spesso valida alleanza nella . miopia politica locale, nel persistente provincialismo, nel clientelismo trasformistico, noti flagelli del Mezzogiorno. E la Cassa è stata oggetto di attacchi sia da parte di coloro che volevano spendesse per tutto, come da parte di coloro che tendev,ano a riversare su di essa quanto sarebbe dovuto invece rientrare nei limiti della spesa pubblica ordinaria, evidentemente da mantenere, per le zone di competenza della Cassa, ,a un livello rispondente alle condizioni generali del Paese e certo da non diminuire, rispetto a quella del 19S0, proprio per l'esistenza della Cassa. Ma a che stupirsi? L'ambiente umano è molto più difficilmente modificabile dell'ambiente fisico. Come essere certi, ad esempio, che nel Sud si sia fatt0 un passo inna11zi, almeno quanto a co11sapevolezzadelle impostazioni meridionalistiche moderne, quando vengono proposte, sostenute e varate le « leggi speciali», da Napoli alla Calabria? Quale che ne sia l'occasione o la motivazione, esse sono resistite dall'esperienza fallimentare delle altre << leggi speciali » che la storia del Mezzogiorno annovera, e sono condannate dalla moderna dottrina meridionalista e dalla tecnica econo1:11icpaer le aree depresse come aberranti fonti di sperpero, una volta che dalla organicità, dalla razionalità e dalla concentrazione degli interventi e dalla loro applicazione programmata nel tempo dipende il successo della politica antidepressione nel Mezzogiorno. Chiusa questa parentesi di amare constatazioni, va detto che si farebbe [11] Bibloteca Gino Bianco

torto all'on. Campilli se non si riconoscesse che ha per tutti questi anni fatto del suo meglio per contrastare tenacemente tante formule di scoordinamento, d'involuzione e di dispersione in relazione all'opera meridionalistica della Cass.a.Ed è suo merito, e gliene va tributata ampia lode, avere voluto, appunto con l'art. 2 del Disegno di legge, rafforzare il coordina1nento, estendendo a tal fine l'obbligo della programmazione dalla spesa pubblica straordinaria la quella ordinaria dei Ministeri facenti capo al Comitato dei Ministri per il Mezzogiorno. È, questo, un nuoyo sistema nella vita dello Stato Italiano. A nessuno può sfuggirne la pregnante importanza, anche se l'art. 2 finisce col restringere, in sede normativa, l'enunciato dell~ Relazione al Disegno di legge. In questa, invero si legge: << La Cassa fu creata come organo esecutivo di un intervento straordinario e aggiuntivo. Il presente d.d.l. mantiene all'Istituto questa sua inalterabile caratteristica e riafferma la necessità di una accentuata partecipazione delle Amministrazioni ordi11arie statali e di un più attivo coordinamento fra gli ,interventi di queste Amministr,azioni e la Cassa. Alcune particolari disposizioni della presente legge tendono a questo obiettivo». Prosegue detta Relazione: << La spesa pubblica ordinaria deve diffondersi armonicamente a nord e a sud, affinchè l'intervento della Cassa possa risultare effettivamente aggiuntivo. Si tratta di non disperdere gli sforzi cl1e promanano dalla stessa fonte, e cioè la finanza pubblica, ed è perciò che, anche per raggiungere le sostanziali finalità del I>iano di sviluppo del reddito e dell'occupazione, il coordinamento dovrà essere realizzato anche con gli enti economici e finanziari parastatali, la cui azione ha un peso deter1ninante su tutta l'economia italiana>>. Il principio così enunciato è evidentemente ineccepibile: come i conti per determinare quello che lo Stato dà effettivamente per il Mezzogiorno devono farsi tenendo presenti tutte le partite, dai lavori pubblici alla ricostruzione industriale postbellica, all'attività complessa di organismi quali, ieri, il F.I.M. e, ieri come oggi, l'I.R.I. e l'E.N.I., così la determinazione delle possibilità e la programmazione degli interventi della pubblica finanza per 1~ redenzione del Mezzogiorno non possono limitarsi ai dicasteri della spesa pubblica ordinaria ma devono estendersi secondo la realtà dei fatti e delle esigenze e secondo la logica della moderna economia. Questo non soltanto in pro del Mezzogiorno, il cui risollevamento può essere altrimenti ri- [12] Bibloteca Gino Bianco

tardato, se non compromesso, ma nell'interesse generale del Paese, che deve sapere utilizzare razionalmente nello spazio e nel tempo tutte le proprie risorse, per vincere la grande battaglia contro la disoccupazione strutturale e la sottoccup,azione. Lo sviluppo del Mezzogiorno, invero, nell'ambito del Piano Vanoni è la concretizzazione del principio fondamentale del meridionalismo moderno, per il quale quello del Mezzogiorno è il problema che condiziona l'avvenire democratico dello Stato Italiano. Pertanto, come ci trov,a consenzienti l'impostazione espressa nel passo citato della Relazione al Disegno di legge, così consenziente ci trova l'emendamento formulato in Parlamento, per il quale il coordinamento dei programmi, previsto dall'art. 2, deve estendersi all'istituendo Ministero delle partecipazioni statali. Se questo comporterà l'inclusione del titolare dello stesso nel Comitato dei Ministri per il Mezzogiorno, si farà - riteniamo - cosa utile, come già utile fu l'inclusione in detto Comitato del Ministro dei Trasporti, in forza dell'art. 1 della legge 25-7-1952n. 949. S'intende che il coordinamento tra la programmazione ordinaria e la straordinaria, in sede di Comitato dei Ministri, non può avvenire che in funzione della politica generale del Paese e della fissazione di quella per il Mezzogiorno in seno al Governo. È quindi un problema, chi ben guardi, di chiarezza negli orientamenti e di forza politica. Va pure aggiunto che molto dipende dalla c,apacità lungimirante e dall'attaccamento alla causa del Mezzogiorno nei responsabili diretti della realizzazione degli orientamenti generali. Il nuovo strumento legislativo rafforzerà le possibilità di azione di chi già ha operato con risultati largamente positivi. Altro ~spetto di grande importanza del Disegno di legge di proroga è quello attinente la politica degli incentivi per favorire la formazione di nuove attività agricole. Merita di essere qui di sfuggita ricordato, tanto è noto questo ormai, che l'originario programma per il risollevamento del Mezzogiorno fu concepito come strutturazione delle regioni meridionali dal punto di vista dei servizi essenziali sopratutto acquedotti e strade, e come azione massiccia da ottenersi con mezzi notevoli e secondo criteri di concentrazione per modificare l'ambiente fisico e sviluppare l'agricoltura. [13] Bibloteca Gino Bianco

... Si parlò ,allora di un intento di preindustrializzazione; poi, con la legge 25-7-1952n. 949, mentre furono ampliati i compiti e accresciuti la durata e i mezzi della Cassa, si accentuò l'intento di stimolare lo sviluppo industriale del Mezzogiorno. Tuttavia risultava impostato, ed è stato seriamente portato in~anzi nei sei anni ormai trascorsi, tutto un vasto programma di sviluppo dell'agricoltura meridionale, che impegna circa il 70% dei fondi del piano dodecennale e del quale non può negarsi la capitale importanza anche quando, come oggi accade, si pone l'accento sull'esigenza dell'industrializzazione. Gli incrementi del reddito prodotto e dei consumi nel Mezzogiorno, come si riferiscono, e per quantità non lieve, alla spesa pubblica in atto nelle regioni del Sud, così sono frutto altresì degli apporti dei privati e nel processo di industrializzazione, che è in svolgimento e nelle trasformazioni agrarie. Queste vanno progredendo in modo molto soddisfacente. Secondo le direttive generali di trasformazione, nei comprensori per i quali esse risultano definite e rese obbligatorie, e secondo l'impulso del privato interesse un p·o' dovunque, in forza della vecchia legge del 1933, come in forza di nuove norme (si ricordino la Legge per la Montagna e quella per la Calabria), nelle zone che diventano irrigue e in quelle di arida cultura, in funzione della riforma fondiaria come prescindendone, i miglioramenti fondiari, stanno sventando il timore che purtroppo dovesse per l'opera della Cassa ampliarsi, nelle campagne del Mezzogiorno, quello che fu definito e deprecato come il << cimitero delle opere pubbliche», cioè dei pubblici interventi bonificatori non vivificati dall'utilizzazione privata, non completati dall'apporto di capitale e di opere da parte degli agricoltori e dei contadini. A sostegno di quanto andiamo scrivendo, valgano i dati di un'interessante indagine sugli investimenti privati nei settori agricolo e industriale, curata dal Centro Studi della Cassa per ìl Mezzogiorno, egregiamente diretto dal Prof. Di Nardi. Per quanto concerne le tr,asformazioni fondiarioagrarie, detta analisi statistica si riferisce ai 108 comprensori di bonifica (interventi a norma dell'art. 43 del D. L. 13-2-1933 n. 215), ai 38 comprensori di bonifica mont.ana (interventi a norma della Legge 25-7-1952 n. 991), e ai 280 bacini montani e perimetri litoranei (interventi a norma del R. D. 30-12-1923n. 3267), di competenza della Cassa. Essa considera i progetti [14] Bibloteca Gino Bianco

di miglioramento fondiario approvati, e in gr~n parte collaudati, al 31-12-1955. A tale data erano stati approvati 48.175 progetti di miglioramento fondiario per un importo complessivo di 107.475 milioni di lire (al netto dei provvedimenti revocati), mentre ne risultavano collaudati 26.784 (pari al 55,6%) per un importo di 42.986 milioni di lire, pari al 40,0% dell'importo complessivo. La tabella che illustra per regioni le cifre riportate (vedi pag. 16), è tratta dalla Relazione della Cassa al Bilancio del sesto esercizio. Dall'analisi ricordata risulta che la privata iniziativa nelle trasformazioni fondiario-agrarie aumenta progressivamente. Ess.a risulta inoltre influenzata in modo nettissimo, nelle zone di intervento, dall'avanzamento delle opere pubbliche di bonifica finanziate dalla Cassa o dalla maggiore dotazione preesistente di opere pubbliche. Dall'analisi stessa risulta che l'importo complessivo dei progetti di miglioramento fondiario si ripartisce quasi uniformemente fra le quattro classi di .ampiezza della proprietà che sono state considerate, cioè <<piccolissima » fino a 6 ettari, <<piccola » da 6 a 20 ettari, <<media» da 20 a 100, <<grande» oltre i 100 ettari. Da regione a regione la p.artecipazione della proprietà <<piccola » e della <<media » al complesso dei miglioramenti non ha grandi variazioni; queste invece si rilevano sia per la «piccolissima», sia per la <<grande» proprietà: quest'ultima, ad esempio, nel quinquennio considerato, ha impegnato in Puglia oltre 7 miliardi di lire, p.ari al 41,4% dell'importo dei miglioramenti relativi all'intera regione. L'analisi citata inoltre consente di constatare, quanto alla influenza del 5istema di conduzione delle aziende, che la proprietà imprenditrice è quella che ha operato di più, mentre, eccetto che un poco in Campania e in Puglia, l'affitto ha risposto pochissimo. Conferma, questa, della necessità che quanto prima sia definita la legislazione sui patti agrari ponendo così termine a quella agricoltura di rapina, che è flagello ben noto in tante zone meridionali, con effetti negativi tanto sui proprietari quanto sui conduttori in ordine alla trasformazione agraria e al miglioramento dei terreni. Con riferimento all'indirizzo seguito dai privati nella scelta delle opere, l'analisi citata dimostra la prevalenza degli investimenti in fabbricati rurali (per il 63,7°/4del ricordato importo complessivo delle trasformazio11i fondiario-agrarie) e delle altre attrezzature fondi.arie (strade, acquedotti, [15] Bibloteca Gino Bianco I

OJ -■ e- - o r■+ CD (') Q) G) -■ ::::J o OJ -■ Q) ::::J (') o ,--, t-■,l °' L......I Numeroe importodelleoperedi miglioramentfo ndiarioapprovate collaudatedall'iniziodell'attivitàdellaCassa al 31 Dicembre 1955 distinteper regioni (importo in milioni di lire) Approvazioni . Collaudi REGIONI Importo Importo Importo rilevato N. N. • • • al collaudo or1g1nano Totale a carico Cassa approvato Totale a carico Cassa Toscana (a) . 640 558 • • • • 1.341 1.037 39° 993 209 ... Marche (b) • • • • 1.223 1 ·995 739 786 1.081 1.062 380 ~ Lazio (c) . . . • • • 4.165 9.254 3.577 2.323 , 3.824 3.568 1.41 l Abruzzi e Molise . . 7.889 15.124 5.32 I _ 5.259 8.737 8.156 2.759 . Campania ,, 6.946 15.83 I 5.680 3.802 6.628 • • • • 7.549 2.349 Puglia 5.817 I 7.124 6.479 3.4o9 6.658 5.376 - 2.062 • • • • • • Basilicata • • • • • 5.824 13.381 5.288 2.721 5.o99 4.874 1.859 Calabria • • • • • 2.710 8.203 2.935 1.703 4.467 4.004 1 ·399 Sicilia • • • • • • 6.514 ' 15.473 5.560 3.125 6.161 5.532 1·935 Sardegna • • • • • 5.746 10.053 4.136 2.663 3.557 3.228 I .251 Totale • • • 48.i75 1o7.475 40.105 26.784 47.773 42.986 15.614 b) I dati si riferiscono al Bacino del Tronto; parte compresa nella provincia di Ascoli Piceno. ~ a) I dati si riferiscono all'Isola d'Elba. e) I dati si riferiscono alle province di Frosinone e Latina e all'ex circondario di Cittaducale in provincia di Rieti e alla parte del comprensorio di bonifica di Latina in provincia di Roma.

elettrodotti) per il 6,60%, mentre gÌì Ìnvesdmend. piÒ tipicamente produt~ tivi (opere irrigue, dissodamenti, sistemazioni del terreno, impianti arborei) ascendono soltanto al 23,9% del totale e il rimanente 6,8% comp:rende gli impianti di trasformazione e conservazione dei prodotti (caseifici, oleifici, e.antine, ecc.). La prevalenza degli investimenti in fabbricati rurali e in altre attrezzature fondiarie (complessivamente il 70,3%) ha molte cause, dalle modalità di insediamento in non poche campagne del Mezzogiorno, alla incidenza della ricostruzione postbellica; quello che positivamente si può rilevare è che quella prev.alenza tende a diminuire, con incremento graduale specialmente dell'incidenza degli impianti di trasformazione e conservazione dei prodotti, che stanno a significare un'agricoltura che progredisce e si attrezza in modi economicamente validi. La cit.ata analisi è stata portata anche sull'ammontare per ettaro delle opere di miglioramento fondiario, ultimate o in corso di esecuzione al 31-12-1955. È risultato che su oltre 1.850.000ettari (pari al 45% della totale superficie dei comprensori di bonifica) la spesa unitaria oscilla tra le 20 e le 40 mila lire per ettaro; gran parte degli altri comprensori presentano investimenti unitari inferiori, tranne alcuni comprensori irrigui, come il « Destra Pescara» (con lire 200.000 per ettaro), il << Sinistra Pescara>> (con lire 300.000), il « Sinistra Sele >>(con lire 111.000), e pochissimi comprensori di bonifica non irrigua, quali l'Elmas (lire 81.000), il Sinello (lire 72.000), il Basso Cedrino (lire 72.000). L'analisi degli investimenti unitari riferita al tipo di trasformazione dei comprensori e la percentuale della spesa tra le categorie di opere che la compongono ha portato alla formazione della tabella che figura alla pagina seguente, e che è anch'essa tratta dalla Relazione al Bilancio del sesto esercizio della Cassa per il Mezzogiorno. Con riferimento, infine, alle quantità di opere di miglioramento fondiario ultimate o in corso di esecuzione al 31-12-1955, l'analisi citata consente di ricordare le seguenti cifre: abitazioni 27.354, con 82.789 vani; ri- .coveri di bestiame 20.806, per 125.191capi; silos e fienili 5.055, per 685.242 metri cubi; strade poder.ali 2.56i, per km. 1.391; opere irrigue, per ettari 71.568; sistemazioni di terreni, per ha. 35.405; dissodamenti, per ha. 16.251; impianti arborei, per ha. 19.200; e inoltre 42 caseifici, 216 oleifici, 136 can- [17] Bibloteca Gino Bianco I '

Spesa media per ettaro, classificatodi bonifica - rile~ata.dai progetti .. di miglioramentofondiario approvati - ripartita per categoriedi operee per tipi di comprensorio TIPI DI COMPRENSORIO Composizione percentuale della spesa media ..... d o ..... ... N,...... ::::$ ro i,.. S.. ~ ::::$ rn s-c o o . .... d o ..... N ro b.O ..... S.. s-c ~ ..... d o ..... bi) ro ~ d ro ..... '1-4 Comprensori in cui predomina la trasformazione irrigua . 48.740 59,7 5,5 5,2 2I,2 3,2 5,2 Ioo,o Comprensori a trasformazione irrigua nella parte valliva e a trasformazione asciutta in quella collinare e pedemontana . . 29.547 64,7 4,5 5,4 16,4 2,8 6,2 Ioo,o Comprensori a trasformazione asciutta con piccole zone a trasformazione irrigua 25.036 64,0 7,4 5,5 13,I 4,0 6,o Ioo,o Comprensori a trasf ormazione asciutta 16.057 68,4 6,2 6,o 11,4 I,9 6,I 100,0 Comprensori di bonifica in zone montane 11.437 70,8 8,6 5,8 5,2 4,1 5,5 100,0 tine e 413 altri impianti di trasformazione e conservazione dei prodotti dell'agricoltura. Tutti i dati addotti valgono .a fornire un quadro << stereoscopico>>degli interventi privati nell'agricoltura, suscitati e sostenuti con i contributi e con le agevolazioni di credito previsti dalle leggi vigenti. Rimane aperto il problema del credito, per la cui soluzione le provvidenze finora adottate dalla Cass.a e le sollecitazioni politico-economiche non sono state sufficienti. Eppure non si porrà mai abbastanza l'accento ~ sull'importanza del credito per l'agricoltura, soprattutto con riferimento a quello di miglioramento, per il quale occorrono bassi tassi e lunghi periodi di ammortamento. La politica meridionalista deve soddisfare queste esigenze dell'agricoltura che si trasforma. Forse la creazione di un adeguato fondo di garanzia, pei rischi di perdita totale o parziale, consentirà almeno agli [18] Bibloteca Gino Bianco

Istituti speci.alizzati più pronte istruttorie e più eque valutazioni delle garanzie reali riferentisi alle operazioni creditizie. Gli importi complessivi dei miglioramenti fondiari, raffrontati con quelli a carico della Cassa, dimostrano l'entità dell'apporto dei privati e valgono a dimostrare infondata la asserzione di taluno che nel Mezzogiorno i pubblici interventi non trovino rispondenza nello sforzo dei privati. Invece tale rispondenza esiste e se non risulta fortemente negli altri 95 comprensori che non sono di competenza Cassa (tra i 203 comprensori di bonifica in tutto esistenti nel Mezzogiorno), questo accade non già per minore impulso ad operare, bensì per le molto minori, o addirittur.a nulle, disponibilità del bilancio ordinario dell'Agricoltura. Dato il muoversi dell'iniziativa privata e l'importanza delle trasformazioni agrarie, sia per l'utilizzazione economica delle opere pubbliche, si.a per validi insediamenti umani, sia per stabili e crescenti possibiltà di occupazione, sarebbe stato grave errore trascurare gli incentivi per l'agricoltura. Fu anzi proposto, durante l'elaborazione del Disegno di legge di proroga, di estendere l'intervento della Cassa, quanto ai miglioramenti fondiari, .a tutto il Mezzogior110, senza scelta di comprensori, e con maggiori stanziamenti. Tale suggerimento non fu accolto, e ciò in ragione del criterio di concentrare gli sforzi, stante la non troppo vasta mole degli ulteriori stanziamenti attribuiti alla Cassa, e l'opportunità di non attenuare, in questo rilevantissimo settore, l'impegno del Ministero dell'Agricoltura nel Mezzogiorno, proprio quando dalla legge si vuole disposto il concordamento annuale dei programmi tra la spesa pubblica ordinaria e quella straordinaria, con l'accertamento conseguente di quanto effettivamente si fa e la determinazione del rapporto tra l'una e l'altra sfera del pubblico intervento. Tuttavia il disegno di legge ha provveduto in tre modi al promovimento dello sviluppo agricolo, anche sotto questo punto di vista. Anzitutto con la proroga stessa dell'attività della Cassa per tre anni, giacchè nella ripartizione, a farsi dal Comitato dei Ministri, di certo una parte cospicua <lei 590 miliardi di ulteriore stanziamento andrà ad integrare i fondi che già nel piano dodecennale sono fissati, e ripartiti regionalmente, per le opere di trasformazione agraria. In secondo luogo con le disposizioni degli art. 8 e 9 dello stesso Disegno [19] Bibloteca Gino Bianco

... di legge, entr.ambe ispirate al moderno e lodevole intento di potenziare la funzione di guida tecnico-agraria e di promovimento tecnico-economico nei Consorzi di bonifica pei proprietari consorziati. Pertanto, con riferimento all'art. 41 delle Norme sulla bonifica integrale (R. D. 13-2-1933 n. 215), per il quale all'esecuzione delle opere di bonifica di competenza privata i propriet.ari che non intendano provvedervi direttamente possono chiedere che provveda il Consorzio, il quale è a ciò tenuto, e in modifica del 3° comma dell'articolo stesso, l'art. 8 del Disegno di legge stabilisce che « il .credito del Consorzio di bonifica verso i proprietari per la esecuzione di opere di competenza privata, siano esse comuni a più fondi o particolari ~ un dato fondo, è equiparato ai contributi spettanti al Consorzio per la esecuzione, manutenzione ed esercizio delle opere di competenza statale, agli effetti della riscossione con le noi;1ne ,e i privilegi vigenti per l'imposta fondiaria, secondo quanto è stabilito nell'art. 21 dello stesso R. D.>>.La stessa disposizione vale in pro dei Consorzi di bonifica, qualora i loro crediti derivino cl.all'esecuzionedi opere di bonifica di competenza privata, assunta d'ufficio per proprietari inadempienti, a norma dell'art. 42 del citato R. D. 13-2-1933 n. 215. L'art. 9, poi, stabilisce che, su richiesta dei proprietari interessati, i Consorzi di bonifica possono assumersi l'esecuzione di opere di competenza privat.a anche in p·endenza della formazione o del completamento o dell'approvazione del piano generale di bonifica, sempre che si tratti di opere ammissibili a sussidio ai fini della bonifica stessa a norma di legge. I crediti a tale titolo dei Consorzi verso i proprietari godono dell'equiparazione stabilita dall'art. 8. Lungo discorso occorrerebbe in merito ai Consorzi di bonifica, ma qui sarebbe un fuor d'opera. Non si deve tacere però ch·e il mutare delle concezioni, dalla bonifica integrale del 1933 ai programmati e massicci interventi della politica antidepressione nel Mezzogiorno, può valere a spiegare non poche situazioni e a rendere più cauta la critica sugli errori dei Consorzi e meno accentuata l'imp.azienza nei confronti delle lentezze e e delle disfunzioni, in ragione delle quali v'è chi penserebbe a sostituirne \ l'opera con altri enti. Noi pensiamo che la funzione dei Consorzi di bonifica sia tutt'altro che superata; vanno controllati e migliorati, effettivamente democratizzati, adeguati ai nuovi loro compiti nella società con- [20] Bibloteca Gino Bianco

temporanea, ma non debbono essere soppressi, anche per la ragione che possono servire ad un certo autogoverno dei responsabili privati dell'agricoltura per i loro propri problemi, con accrescimento negli stessi della consapevolezza dei doveri e dei vantaggi. In siffatto ordine di idee, le norme degli art_ 8 e 9 del Disegno di legge sono da approvare: possono valere per programmate e tecnicamente più efficaci azioni di trasformazione agraria, con vantaggi, in termini di agricoltura progredita e di reddito e di occupazione incrementati che sono evidenti. In terzo luogo sono da ricordare le norme degli. art. 21 e 22, che stabiliscono l'esenzione dall'imposta di ricchezza mobile, categoria B, per la parte, non sup·eriore al 50%, degli utili dichiarati cl.alle società e dagli enti tassabili in base al bilancio che, nelle zone di competenza della Cassa, sia impiegata « nella esecuzione di opere di trasform.azione o miglioramento di terreni agricoli >>. ·Di questa norma torneremo ad occuparci in relazione all'industrializza~ione. Qui su di essa esprimiamo un giudizio favorevole: costituisce un incentivo, sostanzialmente connesso con la riforma tributaria, che mira opportunamente a favorire il trasferimento di capitali dal Nord industriale verso l'agricoltura meridionale. Ci sia consentito ricordare, a sostegno di questo orientamento legislativo, il classico insegnamento del Cattaneo nonchè alcuni precedenti positivi degli scorsi decenni. L'esperienza dimostrerà se anche nei modi previsti dagli articoli 21 •e22 si sarà dato impulso a nuove attività agricole nel Mezzogiorno. Il titolo terzo del Disegno di legge contempla le agevolazioni per lo sviluppo industriale del Mezzogiorno (1 ). È questo l'argomento .all'ordine del giorno, del quale oggi tanto si discute da parte di quei critici che lamentano essersi, in definitiva, realizzato poco per il mutamento delle condizioni economico-sociali nelle regioni meridionali, non meno che da parte di coloro che, pur riconoscendo gli sforzi durati, e quelli in corso, e le mete raggiunte, si domandano come possa consolidarsi il tenor di vita migliorato e come poss.ano crearsi fonti permanenti di occupazione nel Sud per i lavoratori, altrimenti esposti ad ( 1 ) Su taluni aspetti delle principali norme relative agli incentivi si rinvia ai punti di vista espressi nella nota « I nuovi incentivi>> che si legge più avanti (n.d.r.). [21] . Bibloteca Gino Bianco

angosciosi interrogativi per il domani ogni volta che l'esecuzione di una opera pubblica volga al termine. In realtà, proprio perchè non è più disper.atamente immobile la situazione dell'Italia Meridionale, si presenta più urgente e pressante il dovere storico della demo·crazia italiana di accorciare rapidamente le distanze tra il livello di vita del Meridione e quello delle zone più progredite del nostro Paese. E non a torto, per t~le scopo, viene posta in prim.o piano l'importanza dell'industrializzazione. In funzione di essa il Disegno di legge di proroga della Cassa prevede la prosecuzione e l'ampliamento di una politica di incentivi, che si sustanzia in un rinnovato e più intenso appello all'iniziativa priv.ata. Prima di passare all'esame delle disposizioni che sono in discussione al Parlamento, può essere utile fare il punto sulla situazione, tenendo presente che per il rinnovamento, l'ampliamento e la creazione di nuove industrie, limitato per legge dapprima e in seguito in.arginale è stato l'impegno della Cassa p·er il Mezzogiorno, e che solo al termine di un triennio, e non a pieno regime fin dall'inizio, sono entrati in funzione gli Istituti di credito specializzati (ISVEIMER, IRFIS e CIS), voluti dalla legge 11-4-1953 n. 298. Nè vi è stata univoca sistemazione delle attività di finanziamento industriale degli Istituti preesistenti, dimodochè non può escludersi che una influenza limitatrice del processo di sviluppo industriale, sia derivata dalla mancanza di una propulsione univoca e di concezione veramente moderna, nonchè da residue incertezze circa le competenze e gli orientamenti. Notevole ir1teresse, per una visione «stereoscopica» del problema dell'industrializzazione meridionale, hanno i risultati della già ricordata analisi degli investimenti privati nei settori agricolo e industriale, curata dal Centro Studi della Cassa, sotto la direzione del Prof. Di Nardi. Si noti però preliminarmente che detta analisi non si riferisce soltanto ai finanziamenti industriali deliberati dall'ISVEIMER, dall'IRFIS e dal CIS con i fondi propri o della Cassa, ma comprende altresì i finanziamenti deliberati da altri enti e poi trasferiti ai tre Istituti specializzati; comprende inoltre i finanziamenti direttamente accordati dalla Cassa, sia con fondi propri che con i fondi della Banca Internazionale per la Ricostruzione e [22] Bibloteca Gino Bianco

lo Sviluppo (B.I.R.S.). Aggiornata al 30-6-1956, dett.a analisi (della quale il Centro Studi della Cassa lodevolmente persegue la estensione a tutti i finanziamenti concessi da tutti gli enti finanziatori che operano nelle regioni meridionali) si basa sui finanziamenti deliberati piuttosto che sui mutui stipulati e sulle conseguenti effettive erogazioni, e trae dalle previsioni dei progetti, come presentati dai privati e istruiti dagli enti finanziatori, i dati, che sono ovviame11te « di previsione», relativi alla mole deg}i investimenti, .al numero delle ur1ità lavorative stabilmente occupate e alla produzione lorda. Al 30-6-1956 risultavano deliberati (come si è detto, dalla Cassa, dall'lsveimer, dall'Irfìs, dal Cis, dal Banco di Sardegna, ecc.) n. 834 finanziamenti industriali per un importo complessivo di 94,6 miliardi di lire. A fronte di essi risultav.ano, alla stessa data, 535 mutui stipulati per 60,8 mi- . liardi, ed erogazioni effettuate per 39,6 miliardi di lire. Dalla tabella che segue, tratta dalla relazione al bilancio del sesto esercizio della Cassa per il Mezzogiorno, si evince la distribuzione regionale dei finanziamenti deliberati, con distinzione tra quelli destinati a nuovi impianti e quelli attinenti all'ampliamento di impianti preesistenti: Distribuzioneregionaledei finanziamenti deliberati per nuovi impianti ed ampliamenti (milioni di lire) REGIONI Nuovi impianti Ampliamenti Toscana (Isola d'Elba) - • 400 Marche (Ascoli Piceno) • 251 106 Lazio (Frosinone, Latina, Rieti) • . . . • • • • • 4.609 683 Abruzzi e Molise • • • • 5.629 1.768 Campania • • • • • • • 12.156 2.239 Puglia ~ 2.585 • • • • • • • • • 658 Basilicata • • • • • • • 2.146 368 Calabria • • • • • • • • 3.361 727 Sicilia • • • • • • • • • 23.~47 5.678 Sardegna • • • • • • • 3.805 5.o33 Impianti elettrici • r1guardanti più regioni • • • 18.750 Totale pel Mezzogiorno 76.939 17.660 [23] Biblote·ca Gino Bianco · Nuovi impianti ed ampliamenti 400 357 5.292 7.397 14·395 3.243 2.514 4.088 29.325 8.838 18.750 94.599 ., \

Come si vede, risultano all'avanguardia la Sicilia, la Campania e la Sardegna, (quest'ultima, però, con prevalenz.a degli amp1iamenti): le regioni cioè ove in base ai preceden:ti rilevamenti statistici l'ambiente risultava più propizio al sorgere o allo svilupparsi di iniziative industriali. Quanto al Lazio, va rilevato che il 70~~ dei relativi fi1 nanziamenti industriali concerne la provincia di Latina e propriamente la parte nord di essa, per la quale la vicinanza di Roma risulta criterio ubicazionale di decisiva importanza. ' L'analisi ricord.ata, distribuendo sia i nuovi in1pianti sia gli amplimenti in quattro classi, a seconda degli importi (fino a 50 milioni; da 51 a 100 milioni; da 101 a 500 milioni; oltre 500 milioni di lire), giunge alla interessante constatazione che il maggior numero di iniziative, coè il 55% dei nuovi impianti e 1'86,3% degli ampliamenti, si concentra nella classe di importi che va fino a 50 milioni. Questo dimostra che l'ambiente meridionale è stato alquanto ricettivo delle sollecitazioni all'industrializzazione, ma si è mosso con una prevalenza della piccola industri.a, spiegabile in ragione della struttura stessa dell'economia meridionale. Con riferimento alla stessa distribuzione in classi, l'analisi rileva poi che in quella fino a 50 milioni, ricade il 36,6% dell'importo totale degli ampliamenti, mentre il 61,2% dell'importo totale dei nuovi impianti ricade nella classe oltre i 500 mi .. lioni. Constatazioni di notevole interesse la citata analisi consente attraverso l'esame della distribuzione dei finanziamenti deliber:ati per settori produttivi. Per i nuovi impianti, tale distribuzione è risultata la seguente: • elettrica-g,as-acqua 20,08% energia • • • • • • • • • industrie chimiche • • • • • • • • • • • 17,82% materiali da costruzione, vetro, ceramiche • • • • • 16,94% derrate alimentari e affini . • • • • • • • • • 12,29°/4 • 5,39% carta e cartotecnica • • • • • • • • • • • • • veicoli e macchi11ari vari 4,34% costruzione motori, • • • • industrie tessili • • • • • • • • • .. • • 4,18% industrie metallurgicl1e • • • • • • • • • • 3,26% [24] Bibloteca Gino Bianco ,

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