... sono ancora parole di Einaudi - << Dio concede a pochissimi uomini di ogni generazione e in ogni grande paese le qualità di capacità, energia, fede ed ardente visio11e,necessari~ a fare il capo di un giornale indipendente» (19 ). Il grande « giornale di notizie » di cui parla - forse con troppo idilliaca commozione - lo stesso Einaudi, quello « la cui con,dizione assoluta, perentoria di vita era il rendere servigio al pubblico di notizie vere, di avvisi utili, di discussioni indipendenti» (20 ), fu un miracolo d'altri tempi, un fatto di costume legato alla società liberale degli inizi del secolo, ed all'incontro di uomini fatti in un determin;ito modo; con determinate idee in testa; che erano insieme proprietari e direttori, o ispiratori di fatto, del giornale: gli Albertini, i Frassati. Ma quell'equilibrio fortuito, stabilitosi in un ambiente cl1e conservava ancora - rispetto ai tempi nostri - un profondo sentore di élite, non tardò ad essere spazzato via dalla guerra e dal fascismo. Quando nella citata Mort d'une liberté, il Kaiser parla dell'industria giornalistica così come da decenni si è andata svilt1ppando in America o in Inghilterr,a, fremendo di raccapriccio per la soffocazione, che tale sviluppo reca in sé, della libertà dell'individuo, a noi sembra di sognare. Perché, pur soffrendo in comune con gli altri paesi democratici dei medesimi attentati alla libertà, l'Italia è, dal punto di vista di una stampa moderna e funzionale, quasi alla periferia dell'Occidente. In un paese in cui esiste un così diffuso fenomeno di analfabetismo giornalistico (si rifletta bene: un quotidiano per settimana acquistato da ciascun abitante) si potrebbe quasi essere tentati dire, paradossalmente, che la questione della libertà è un posterius, un problema che viene più tardi, quando sia stato conquistato alia lettura un àmbito più vasto di ceti che possano goderne. Da noi l'accentr,amento industriale e la progressiva involuzione monopolistica si vanno attuando e cristallizzando in un'epoca in cui il giornale è ancora quasi ai primi passi, ancora in attesa del pioniere che lo conduca alla scoperta di quel gran pubblico che altrove è già da decenni tributario della stampa quotidiana. La rivoluzione albertiniana fu, anche dal punto di vista tecnico, un primo passo, che sembrò rivoluzionario per l'epoca in cui venne effettuato; oggi non ci si può fermare su di esso. Il suffragio universale, la ere- ( 19 ) ll Buongoverno, cit., p. 587. . ( 20 ) Il Buongoverno, cit., nel capitolo << Il giornalismo italiano fino al 1915 » a p. 567. [26] Bibloteca Gino Bianco
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