oggetto della pianificazione, che non sarebbero più quelle artificialmente definite dai perimetri amministrativi, bensì qudle determinate dalla identificazione, dal « riconoscimento>> di superfici unitarie, attraverso indagini di v,aria natura, ma aventi in comune una metodologia storicistica. Come pressochè sempre accade, entrambi i punti di vista possono essere <lifesi o rifiutati sulla base di argomentazioni ugualmente valide. E' facile infatti riconoscere come molte delle presunte insufficienze legislative vadano imputate al fatto che le leggi esistenti sono r,aramente applicate, oltre che mal conosciute nelle loro possibilità e dettagli: logico quindi orientarsi verso una sostanziale accettazione, sia pure subordinata a modifiche ed integrazioni, delle istituzioni giuridiche e degli strumenti òi pianificazione attualmente esistenti. D'altra parte, non si può non am- .mettere che il secondo orientamento risponda ad upa concezione teorica- , mente più organizzata e razionalmente più valida, anche se, in effetti, esso presuppone il raggiungimento di uno s.tadio di maggiore maturità ed un -grado di n1aggiore evoluzione delle forme politiche e giuridiche (minore rigidità in materia di pi:oprietà privata, sviluppo e diffusione dei raggruppa- ·menti a ~arattere consortile e cooperativistico, ecc.): e rappresenta quindi, . . , . . . :1.ncerto senso, un anticipazione. Se nel nostro Paese vi fosse un diverso sistema di economia, la pianincazione potrebbe modificare profondamente le possibilità ed i caratteri dell'agricoltura, dell'industria e di altre attività umane, e verrebbero così ·,a determinarsi, in plaghe anche notevolmente estese, situazioni assai differenti da quelle attuali. In effetti però le cose non stanno così: esistono in Italia - osservava il Prof. Marconi - « vastissimi comprensori, come la Valle Padana, le colline toscane e marchigiane, la Terr,a di Lavoro, ecc., <love probabilmente nulla di meglio di quanto esiste, sotto l'aspetto produttivo, si potrebbe introdurre», ferme restando le attuali condizioni generali. In tali comprensori l'attività urbanistic,a deve, per le ragioni esposte, necessariamente limitai-si, al di fuori della pianificazione dei nuclei abitati, alla realizzazione di opere pubbliche e all'imposizione di vincoli di var~ natura; a tali limitate possibilità di intervento risponde in pieno la_pianificazione territoriale, cui quella comunale può riconnettersi direttamente senza che venga avvertita l'esigenza di un tramite, di una fase intermedia -di passaggio quale potrebbe essere la pianifìcazion~ intercomunale. Ciò conferma che quest'ultima, intesa come fatto normativo generale, e non come [86] BibliotecaGino Bianco
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