Nord e Sud - anno III - n. 25 - dicembre 1956

mostra infatti come anche da parte del Ministero dei L.L. P.P. ci si preoccupi di promuovere, come primo tentativo, un servizio di informazione ed organizzazione, allo scopo di concretare azioni comuni agli Enti ed alle Autorità centrali e locali. Le possibilità di concordare un organico piano di lavoro offerte dal contatto personale e dalla discussione diretta, sono ovviamente di gran lunga superiori a quelle consentite da carteggi anche· lunghissimi ed elaborati; e tale convincimento è rafforzato dai primi risultati - sempre, pur se talvolta parzialmente, positivi - ottenuti finora, e che, in sede di contributi al Congresso, sono stati messi in luce in una pubblicazione, curata dal Ministero de~L.L. P.P., sull' « Attività urbanistica del1' Amministrazione dei L.L. P.P. ». In questa prospettiva, ci pare che comincino .ad acquistare particolaresignifìcato e rilievo taluni aspetti e caratteri della pianificazione regionale,. intercomunale e comunale, che sono stati, a Torino, oggetto, oltre che di numerosi interventi, di due relazioni generali - dovute ai Proff. Marconi e Quaroni - riflettenti in certo senso gli atteggiamenti principali assunti, prima ancora che in sede di Congresso in seno alle commissioni di studio, dagli urbanisti chiamati a collaborare alla preparazione dei lavori. Infatti, pur riconoscendo unanimamente valida l'esigenza dell'intercomunalità, nelle varie forme in cui essa si articola, i componenti i vari gruppi si sono divisi sul come ottemperare a tale esigenza: da una parte cioè si è ritenuto che la legge urbanistica del 1942 e gli stru.I?-enti di pianificazione in essa previsti (sia pure entrambi debitamente modificati ed integrati) possano essere s~fficienti a risolvere il problema dell'intercomunalità, che verrebbe così ricondotto a criteri già sperimentati; dall'altra invece ci si è orientati verso una evoluzione di tali criteri, con conseguente definizione ed istituzione di strumenti di pianificazione diversi da quelli attuali, e soprattutto maggiormente articolati. A tale duplicità di orientamenti pratici, corrisponde evidentemente una diversità di concezioni e di previsioni: la pri.rp.acorrente infatti, pur auspicando una più frequente applicazione della pianificazione intercomunale, ritiene tuttavia che essa debba pur sempre considerarsi come un fatto, non eccezionale, ma sporadico, occasionale, determinato da particolari situazioni contingenti; la seconda invece propende per la estensione a tutto il territorio nazionale dei criteri propri della intercomunalità, auspicando in sostanza un rinnovam½nto non solo delle forme, ma anche delle entità [85] ibliot ca Gino Bianco

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