che da esso derivano, è tuttavia, ci pare, oltre che di minor rilievo, più facilmente risolubile, sol che sappia farsi debita distinzione tra autonomia .comunale, decentramento amministrativo, ecc., da un lato, e campanilismo dall'altro. Per il secondo, occorre invece chiarire un equivoco ancor oggi non completamente dissip,ato, rifarsi cioè alla natura della esigenza da cui scaturisce l'attuale orientamento degli urbanisti in materia di intercomunalità. È noto che nella legge attualmente vigente in Italia (17 agosto 1942,n. 1150) si parla di Piani Regolatori Generali Comu11;alie Piani Particolareggiati, di Piani Intercomunali e ~i Piani Territorali di Coordinamento, c.oncepiti -eda attuarsi, questi ultimi, per territori delimitati, nella quasi totalità dei casi, dal perimetro delle regioni amministrative. Le esperienze fatte nel campo della pianificazione comunale e quelle tuttora scarse ed incomplete <lella pianificazione territoriale, hanno posto in luce, ed in maniera inequivocabile, la difficoltà di operare urbanisticamente su entità definite solo in base a criteri amministrativi, e che appunto per tale motivo presentano ~olo raramente quei caratteri di omogeneità, di unità geografica ed econo- ·mica, che sono indispensabile presupposto di un efficace intervento di pianificazione che operi in profondità. L'attuale orientamento degli urbanisti italjani verso l'intercomunalità, nasce pertanto non già da una presunta esigenza (così infatti si è talvolta ritenuto e si continua a ritenere) di carattere dimensionale, ma invece dalla necessità di operare, con la pianificazione, su unità urbanisticamente 'definibili come tali, entità unitarie, cioè, sotto l'aspetto geografico, economico, sociologico, e non su territori mutili, nei cui confini l'intervento urbanistico debba essere contenuto artatamente, forzandone la natura ed i cari<1tteri. La pianificazione intercomunale pone oggettivamente la necessità di rivedere in maniera sostanziale talune posizioni tradizionalmente acquisite, fra cui il significato ed il valore del fattore dimensionale, e nel senso di «misura» e in quello di «scala», superando le interpretazioni e concezioni statiche ormai criticamentè non più valide, per definire ed introdurre, nella teoria e nella pratica della pianificazione, criteri di valutazione e di misura insieme scientifici e storici. Non si vuole con ciò mettere in rilievo il contributo, nell'orientare la soluzione dei pro?lemi di pianificazione, di un'interpretazione critica delle [81] ··· BiblioteéaGino Bianco I
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