Nord e Sud - anno III - n. 25 - dicembre 1956

non riesce a rendersi conto che « il capitalismo americano » (cioè il sistema politico americano) è diverso strutturalmente dal sistema politico italiano, con cui ha in comune soltanto il nome ed in un certo senso l'origine. Oggi « la nazione americana è diversa dalle nazioni dell'Europa occidentale quanto queste lo sono dalle nazioni dell'Europa orientale o del Vicino Oriente ... La differenza tra europei ed americani va aumentando, e la generazione americana del 1980 sarà ancor~ più diversa dalla generazione europea del i980, che non lo sia la generazione .del 1956 ». È sorprendente che l'accostamento tra il nostro sistema e quello statunitense venga. fatto con tanto semplicismo anche da parte di chi ha profondamente maturato le esperienze storicistiche e che quindi dovrebbe es ere come Salvadori, sicuramente vaccinato dal pericolo dei facili schemi sociologici. Gli Stati Uniti sono una realtà politicamente ed economicamente in continua e rapida evoluzione, un'evoluzione che sfugge agli schemi con cui in Europa siamo abituati a definire tale concetto: gli Stati Uniti sono dominati da una « permanent revolution », che non ha niente a che fare con le cosiddette rivoluzioni, progettate o sognate dalle sinistre nei paesi europei, e che si dovrebbero risolvere nella nazionalizzazione di alcuni complessi industriali e nella distribuzione delle terre ai contadini. Chi esamina la storia americana degli ultimi trenta anni, o magari solo. degli ultimi dieci anni, non potrà non constatare i profondi mutamenti della problematica politica e dei temi elettorali, laddove in Italia - fascismo a parte - la lotta politica sembra ricalcare gli stessi sentieri, sia che si prendano in consideraziòne gli ultimi dieci anni, sia addirittura che si volga lo sguardo al primo dopoguerra. Il fatto fondamentale da valutare per comprendere questa situazione è che il movimento socialista è venuto costantemente perdendo terreno negli Stati Uniti dagli inizi del secolo ed è oggi estremamente debole. Nel 1912 il candidato presidenziale Debbs ebbe quasi un milione di voti, mentre nel 1952 ne ha ottenuti circa 20.000. Questo declino, che ha fatto e fa pensare a molti dei nostri amici del centro-sinistra che la classe dirigente americana sia globalmente reazionaria, è in realtà l'indice di un'evoluzione profondamente differente della lotta politica statunitense. Il socialismo americano è finito, perchè le aspirazioni umanitarie del socialismo sono state assorbite dai Democratici (ed anche un po' dai Repubblicani, i quali non potevano non mimetizzarsi su questo terreno con i loro avversari) e perchè non c'è stato posto in U.S.A., salvo che per sparute minoranze insignificanti, per i socialisti autoritari e per i comunisti. « Mancando l'estremismo collettivista - commenta il Salvadori - manca pure quella che ne è stata la reazione in Europa, l'autoritarismo di tendenze di destra (occorre forse ripetere che senza la rivoluzione comunista dell'ottobre 1917 non ci sarebbe stata la rivoluzione fascista dell'ottobre 1922?); finchè il comunismo americano è debole non [71] BibliotecaGino Bianco

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