Nord e Sud - anno III - n. 25 - dicembre 1956

e non sarebbe male che se ne facesse un giorno o l'altro da noi una precisa e puntuale rassegna. È perciò assai apprezzabile il fatto che la rivista Occidente abbia pubblicati nel numero di marzo-aprile di quest'amno, due studi di N. C. Hunt e di W. J. M. Mackenzie sui p1'essure groups rispettivamente negli Stati Uniti e nella Gran Bretagna. Ciò dovrebbe servire, e noi ci auguriamo che avvenga, ·a 'lanciare' la discussione in Italia e a fermare su un tema di così vasto interesse l'attenzione degli studiosi di cose politiche. Tanto più. che, se l'espressione 1è nuova e l'analisi scientifica della realtà che essa comprende è ancora incerta e in ufficiente, arebbe tuttavia azzardato sostenere che la realtà stessa sia del tutto nuova tra noi. Anche se non ha raggiunto la perfeziane organizzativa _d'Oltre Atlantico, vi sono casi in cui non è certamente meno macroscopica. E pertanto 'la sola differenza tra il nostro Paese e gli Stati Uniti è, come al solito, nel fatto che nel nostro Paese non v'è il corrispettivo del Federal Lobbying Act del 1947. Mi pare che Ernesto De Marchi (che ha scritto l'introduzione ai due articoli di Occidente) abbia perfettamente ragione quando muove dalla definizione di « gruppo di pressione» fornita dallo Hunt (« certi gruppi eh esercitano una determinata pressione politica in difesa di determinati interessi senza assumere le corrispondenti responsabilità parlameintari e di governo n) e si sforza di precisarla e approfondirla. Bisognerebbe però avvertire pregiudizialmente che almeno in una considerazione scientifica del problema la definizione che si è appena trascritta non vuole avere nessun cont~nuto negativo, tanto meno quello che si potrebbe esprimere nella frase: « non vogliono assumere responsabilità parlamentari, e cioè aperte: dunque hanno qualcosa da nascondere n. Perchè dopotutto e ogni gruppo di intere si dovesse assumere le « corrispondenti responsabilità parlamentari >> avremmo come risultato un bel parlamento corporativo! In realtà - e l'osservazione sembra quasi ovvia - in una società estremamente articolata (come quella ad esempio degli Stati Uniti o della Gran Bretagna), nella quale le linee divisorie degli interessi individuali e di gruppo sono assai più facilmente determinabili, i partiti politici ricevono una spinta poderosa a trascendere la mera rappresentanza di certi g~ppi per porsi già come 'la componente degli interessi di tutti. Quando gli studiosi dei pressure groups .sostengono che questi sono conseguenza innanzitutto del sistema dei partiti così come esso si è venuto configurando nell'ultimo mezzo secolo negli Stati Uniti, s~agliano la diagnosi o almeno dicono soltanto una mezza verità. Lo Hunt dimostra abbastanza agevolmente l'infondatezza dei loro argomenti,: a) i partiti americani n0111hanno programmi precisi nè una ferma disciplina; b) la _ differenza tra democratici e repubblicani tende a scomparire; c) 'l'eletto_rato non sa più chi abbia veramente la responsabilità di ciò che il Governo fa o non fa. In concreto questo tipo di spiegaiione si ferma alla superficie dei fe- [67J BibliotecaGino Bianco

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