Nord e Sud - anno III - n. 25 - dicembre 1956

gestioni pubblicistiche (senza contare, o ben sapendo, a seconda degli intenti, che l'appariscenza di cotesti sprechi è parzialmente imputabile alla maggiore pubblicità che generalmente è data alle gestioni statali, nei confronti di quelle private), si sia indotti a valutare l'efficienza della iniziativa statale in campo imprenditoriale sul metro dell'efficienza delle sue singole imprese, e ad agire in conseguenza. Mentre è chiaro che, se non sempre l'efficienza ora indicata è necessaria ad assicurare la convenienza dell'intervento dello Stato nei settori produttivi, essa non può mai costituire una ragione sufficiente. LucA T. Rocco Poderi e quote Non crediamo regola saggia lavorare e tacere. Lavorare, invece, e dire quello che si è fatto è il meno che si possa pretendere da chi attende ad imprese finanziate col pubblico danaro. È per questo che abbiamo letto con soddisfazione il « livre de bonne foi » del prof. Bandini, apparso di recente sulla Rivista di Politica Agraria. L'offensiva contro la Riforma, così essa è · stata chiamata, è stata troppo spes~o improntata a critiche preconcette, e basata su dati inesatti. Ma a questo genere di critiche è destino che vengano sottoposte quelle opere che per la loro eccezionale portata caratterizzano tutta la politica di intervento economico di una nazione. Impresa disperata, comunque, cercare, tra le pubblicazioni dei varii Enti di Riforma, un'opera a largo respiro su cui confrontare la consistenza dei dati inesatti così pubblicati. Se non altro, dunque, a questo la pubblicazione _didati ·inesatti è servita: a conoscere, nella doverosa replica degli organi responsabili, quello che altrimenti non si sarebbe mai saputo. . La « bonne foi » e l'intenzione di chiarezza del prof. Bandini traspaiono evidenti dal breve prologo e dall'inquadramento dei « principali motivi critici » passati in rassegna nel suo articolo. Ma 1~ risposte a questi motivi lasciano talvolta insoddisfatti. _Ci è parso azzardato· definire incerta la sola .cifra relativa alla superficie di « intervento » per la Sicilia, quando esistono terreni regolarmente espropriati di cui gli Enti di Riforma non sono ancora entrati in possesso (comune di Ururi, Campobasso, Centri di Colonizzazione di Termoli e Ripalta dell'Ente Puglia Lucania e Molise). O forse le cifre così povere di centinaia, dieciue ed unità, dei valori relativi alle superfici di intervento per la Puglia e la Sardegna (ETFAS e Flumendosa), contro la palese minuziosità delle altre, stanno a significare proprio questo? Se le critiche sono state spesso « frettolose » perchè insistere su risposte approssimative, dove le espressioni « per buona es.tensione », e< abbastanza efficiente », <1 spesse volte » dovrebbero definire il fenomeno? [64] BibliotecaGino Bianco

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