trovare giustificazione - sempre a giudizio del quotidiano milanese - se non nella constatazione di un atto di « concorrenza sleale n, assente nella fattispecie concreta, dal momento che: « se concorrenza vi è stata, questa è (sic) dell'Ente di Stato a danno dell'iniziativa privata e il fatto· di avere imposto il silenzio a chi è colpito da una azione ingiusta sembra ledere un legittimo diritto, e richiamare troppo da vicino la favola del lupo e dell'agnello n. L'episodio, apparentemente insignificante, non meriterebbe di essere ricordato che come un esempio di provincialismo polemico, se non fosse stata l'attenzione dedicatagli dall'organo milanese a conferirgli un valore soddisfacentemente illustrativo dei reali motivi che animano certe avversioni per le u ingerenze statali n. Qui non interessa affatto intervenire sul inerito o sulla legittimità dell'intervento del magistr:ato; ci basti dire che la magistratura non merita affatto certe illazioni e non è certo il caso di pensare a « pressioni dall'alto n. Ma è chiaro che sul piano logico, le accuse della F.A.R.E.C. sono irrilevanti· nei limiti in cui sono consistenti, ed inconsistenti nei limiti in cui sarebbero rilevanti; e che inoltre possono facilmente tradursi in auto-accuse, questa volta consistenti e rilevanti ad un tempo. Se è vero che l'iniziativa facente capo all'E.N.I. determinerà l'inattività delle aziende esistenti, si deve supporre che queste soddisfacessero assai malamente a « tutte le esigenze del mercato n, ossia ad un costo troppo elevato: o altrimenti non si comprenderebbe perchè l'iniziativa dell'E.N .I. sarebbe in grado di sgominare così rapidamente e drasticamente la concorrenza di tali aziende. In tal caso - sono questi argomenti molto cari alle colonne del quotidiano milanese che ha preso tanto a cuore il caso della F.A.R.E.c·. - « la disoccupazione dell'attuale maestranza », oltre ad essere parzialmente compensata dalla nuova occupazione determinata dall'iniziativa dell'E.N.I., dovrebbe trovare riscontro in un incremento del potere d'acquisto dei consumatori in relazione all'articolo o agli articoli di merce di cui si tratta, dando luogo ai noti effetti di reddito e di sostituzione) e relative benefiche conseguenze. Il « disconoscimento dei sacrifici n non dovrebbe esser argomento di chi ad ogni piè sospinto proclama i vantaggi e. i benefici del « libero mercato » e della « libera iniziativa », la quale comporta - come è ben noto - ripetuti fagocitamenti delle piccole imprese da parte dei pi_ù grossi organismi, grazie al meccanismo delle innovazioni tecnologiche ed organizzative, alle economie di scala, alla maggiore velocità degli ammortamenti, alle maggiori possibiJità di autofinanziamento, ecc. ecc.: insomma, tutti quei fenomeni cui sullo stesso organo milanese - o almeno da parte di quegli ambienti che ne sono ispiratori - si fa sovente riferimento per giustificare (ed in molti casi non a torto, in effetti) l'inevitabilità del raggiungimento di posizioni monopolistiche od oligopolistiche da parte delle imprese maggiormente sviluppate. Ammettere poi che le aziende della F.A.R.E.C. « oggi lavorano al cin- [60] BibliotecaGino Bianco
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