Nord e Sud - anno III - n. 25 - dicembre 1956

Imprese pubbliche e politica della spesa In merito alla politica del bilancio, da anni oramai si sente ribadire, specialmente da parte di certi esponenti delle categorie imprenditoriali pri- ·Vate, l'esigenza di contenere la pubblica spesa. Le implicazioni inflazionistiche, o presunte tali, della nostra economia, manifestatesi nell'anno in corso, hanno indotto taluni a sostenere la necessità attuale non più soltanto di un contenimento~ ma anzi di una riduzione della spesa pubblica: ciò al fine - si afferma - di evitare un progressivo indebolimento .della produttività del sistema economico italiano ed il determinarsi, a questo connesso, di una accentuata incapacità del sistema medesimo a sostenere lo sforzo di una politica di sviluppo. Un'azione di· risanamento del bilancio dello Stato e della finanza pubblica in generale è in~ubbiamente una questione di fondo, se considerata in connessione agli obiettivi di una politica di sviluppo economico ed in particolare ad una politica meridionalista: poichè è chiaro che, a seconda dei termini in cui essa venga impostata, p_uò addurre ad un rafforzamento di detta politica non meno che al suo fallimento. Disgraziatamente nella storia delle nostre finanze il pareggio del bilancio fu raggiunto una sola volta, e quella volta grazie ad una politica che, seppur giustificata dalle complesse circostanze del momento e dalle predominanti convinzioni del tempo in tema di bilancio statale, fu decisamente infelice nei riguardi del Mezzogiorno (specie allorquando, trasferendo alle provincie l'onere di certe spese pubbliche per l'innanzi addossate allo Stato, si aggravò la posizione delle regioni economicamente più deboli). Purtroppo oggi il bilancio dello Stato presenta caratteri di accentuata rigidità, di carattere tecnico, mentre le pressioni di carattere politico - sotto la spinta di oggettive realtà economico-sociali e di forti interessi elettoralistici - non accennano certo a migliorarne la posizione in questo senso: e ciò, a nostro modo di vedere, rende più allettanti, agevoli ed accettabili, forme di politica che ricalcherebbero - sia pure in modi diversi - que'lle sopra ricordate, in assoluta incoerenza con quella politica di sviluppo che tuttavia da ogni parte si afferma di voler _perseguire. Non per nulla le preoccupazioni si volgono contro l'espansione della così detta cc ingerenza statale " nel campo della produ~ione industriale, tradizionalmente oggetto esclusivo o quasi dell'attività dei privati imprenditori: qui è più facile richiamarsi a motivi che incontrino l'approvazione di settori qualificati nell'opinione pubblica e non direttamente interessati; qui è più facile agitare le apprensioni sulla non economicità delle iniziative statali; qui, ancora, è più semplice svolgere opera di persuasione sulla non imprescindibilità di un intervento in un settore alle c:ui esigenze meglio risponderebbe la libera attività degli operatori privati. Qui, infine ed insomma, è quanto [58] BibliotecaGino Bianco

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