lazioni del Sud » e h necessità sindacale di « evitare troppo massicci trasferimenti di mano d'opera dal Sud verso il Nord» che, traducendosi « nella necessità politica di aumentare in loco il reddito delle popolazioni meridionali », impongono lo sviluppo del Mezzogìorno: il costo economico di taii necessità si trova solo « in parte sminuito dal beneficio derivante dall'allargamento del mercato meridionale >>. 3) Allargando_ il mercato nel I ord e creando ivi un maggior numero di posti di lavoro, e quindi spingendo il trasferimento di unità di lavoro dal Sud al Nord oltre il limite di 600.000 unità previsto dal « Piano Vanoni », si sarebbero potuti ipotizzare << analoghi risultati nazionali di occupazione e di reddito » ad un costo minore, ossia.« con un minor volume di investimenti ». A queste ragioni 2-1 Ore aggiùnge l'osservazione che « scorrendo lo schema Vanoni abbiamo constatato che solo 12 pagine su ben 93 sono dedicate dallo schema al problema del l\1ezzogiorno », il quale, per giunta, nello schema generale « è messo a fuoco solo come oggetto di una delle tre politiche di sviluppo». Quest'ultima osservazione si qualifica da sè: sentirsi « appoggiati » nella tesi della settorialità del problema del Mezzogiorno per il fatto che lo Schema di sviluppo dedica tante pagine su tante a tale problema, e perché - si noti - nell'indice dello Schema esso figura sotto la dicitura « tre politiche di sviluppo» (le altre due essendo costituite dall'espansione delle esportazioni e dall'istruzione tecnico-professionale), significa fare dello spirito e per giunta dello spirito di cattiva lega (1 ). In quanto agli argomenti sopra elencati, è chiaro come - anche ammettendone in via ipotetica la consistenza - essi non possono aver significato che da un punto di vista preminentemente astratto. Difatti, qualora non sussista l'alternativa tra spostamenti di mano d'oper'a internazionali ed interregionali da una parte, e sviluppo economico del Mezzogiorno dall'altra (e sembra, appunto, che 24 Ore convenga sulla reale inesistenza di codesta alternativa); se cioè quelle necessità ed esigenze sociali, politiche, sindacali, ecc., di cui si parla sono da ritenersi delle costanti attualmente immutabili del problema: per questo solo fatto lo sviluppo del Mezzogiorno acquista, da un punto di vista economico, la natura di « premessa centrale dello sviluppo economico di tutto il Paese » che gli si vorrebbe negare. D'altro canto viene spontaneo di chiedersi quale rilievo abbia - sempre che se ne ammetta la fondatezza - un ragionamento diretto a dimostrare che, (1) L'articolista, questa volta, aveva preso le mosse all'insegna dell'ironia, affermando di voler insistere sulla tesi della « settorialità » - intesa da un punto ~i vista « strettamente economic9 ~ - dello sviluppo meridionale, anche a costo di sentirsi accusare « di parlar male di Garibaldi. Scusate, ... del Mezzogiorno!». Un'arguzia, come si vede, piuttosto facile e provindaloide. (53] BibliotecaGino ·Bianco
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