Nord e Sud - anno III - n. 25 - dicembre 1956

nelle conversazioni ci si era sempre riferiti al modello dei paesi socialisti. Ed ora quel modello per me era la peggiore indicazione che si potesse dare ad un uomo ragionevole. Che cosa avrei dovuto riferire loro? Che ero stato nel paradiso? Lo avrei fatto volentieri. Avrei dovuto riferire che le edicole erano cariche di giornali, che vi erano nutrite librerie e che gli sfavillanti negozi abbondavano di merci, che la gente passava la vita tra il lavoro e i divertimenti? Il comunismo per me e per molti altri amici dovrebbe dare frutti molteplici più e meglio del mondo capitalistico, senza le sue gravi ingiustizie sociali e, in parole povere, dovrebbe permettere anche ai nati meno intelligenti, meno avidi, meno lupigni, di godere la vita e i suoi beni. Ma a Praga non avevo visto nulla di rispondente a codesta immagine. Quella umanità riportata a zero, a-uno zero monotono e grigio, togliev,a il respiro, is~eriliva la fantasia; lo stesso che potrebbe accadere in una letteratura che si riducesse a descrivere la noia dell'uguaglianza, dimenticando e trascurando la grandiosa varietà di sentimenti e di passioni da cui gli uomini sono agitati. Affranto e ,amaro come chi sta per perdere il terreno da sotto i piedi, quanto ho scritto riferii a diversi amici che qui non nomino, ma che son tutti vivi e che, se sono uomini onesti, potrebbero fungere da testimoni. Dissi loro che la teoria comunista, una volta _applicat.a,si trasformava in un governo delle cose che noi occidentali difficilmente avremmo potuto sopportare, specie dopo l'esperienza fascista. E narrai per filo e ,per segno quanto avevo visto e sentito. Chiedevo loro di compiere uno sforzo e di credere alle mie p3:role coll}.ead un obbiettivo documentario e, poi, tutti 1ns1eme di giudicare e di trarne le conclusioni. Fui immediatamente assalito .e preso in ridicolo come una persona leggera. E una di quelle persone di cui non si saprà mai se sono carne_o pesce, che comunque non hanno mai espresso né con scritti né pubblicamente il loro pensiero politico, che fanno solo chiacchiere e chiacchiere dalla mattina alla sera e che, in sostanza, sono così rigidi re~ionari da trasformarsi in accesi moralisti dell'altrui operato e odiano fino al delirio quei pochi che hanno il coraggio di assmnere le ,proprie responsabilità, sonò il c.ampanello d'allarme e diffuse per la città la grande nuova - una grossa botte di miele da consumare in lenti e cinici pettegolezzi - : « Il Rea è tornato. È jn crisi. Dice che bisogna combattere il comunismo! >>. Ci poteva essere notizia più divertente? ~o scandalo dilagò per tutta Na- [26] BibliotecaGino Bianco

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