io sapevo, il comunismo dava per risultato un'idea di morte. Avvilito e con la mente turbata continuavo a pensare. Per me non avrebbero dovuto esservi più dubbi. Il comunismo, o meglio il comunismo di Praga, mi appariva come un fatto equivoco. E gli operai, i miseri, i diseredati, i disoccupati italiani non facevano le loro battaglie per vivere in una città del tipo di Praga, da sei anni comunista. Gl'italiani, chi più e chi meno, salvo casi disperatissimi, già vivevano meglio dei cittadini di Praga. I mei otto cugini, operai di Nocera, come me ardenti filocomunisti, tutto sommato riuscivano a tirare innanzi qualche volta persino allegramente. Noi aspiravamo ad una società dove fosse bandita la legge del bisogno, la fame e la rinuncia a tutto, ma al modo italiano, nell'aria e nella luce, salva la varietà infinita della vita e della libertà. E varietà e libertà mancavano a Praga. Ne avevo prove visive e auditive. Una donna non si prende le camicie e le calzette di un uomo per coprirsi. Non dovrebbe prenderle da un occidentale. Oggi, speriamolo, il problema delle calzette sarà stato risolto a Praga. Ma allora non lo era e non lo era per quel personaggio sfortunato che dovevo incontrare, ahimé, proprio io. Se poi rispondeva al vero, quanto affermava un compagno di viaggio, che quella povera diavola fosse una prostituta, era un prostituta che veniva meno al suo ufficio, non prendendo denaro; e se lo era in questo strano modo era grave il fatto che. in un Paese, dopo sei anni di socialismo incontrastato, alcune donne o almeno quella conosciuta da me, fosse costretta a esercitare il mercato più sozzo che esista nel mondo occidentale per m.antenersi viva. Nel comunismo di Praga vi dovevano essere dei grav1ss1mi errori; e poiché era certo che chi comandava in quel paese non aveva partiti contrari, chi comandava non sapeva comandare e chi ubbidiva, o doveva ubbidire, non poteva cambiar padrone o governante. Ritornava ad essere vero per la mia coscienza che ià dove muoiono i partiti, finisce la certezza del vivere, perché si c.ascanelle mani di un uomo o di un gruppo di uomini che possono, prima o poi, non corretti dalla libera critica e dalla concorrenza, commettere qualunque follia, anche rovi?are e tradurre in fascismo la grande dottrina del comunismo universale. Con questi neri pensieri, tormentato dal dubbio di aver visto male per le conseguenze a cui sarei stato costretto a giungere, o in modo superficiale, di aver dato ascolto alla parte più negativa e scettica della mia ragione, misi piede a N.apoli. Ripensavo a tutti i miei amici e compagni coi quali [25] BibliotecaGino Bianco
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