Nord e Sud - anno III - n. 25 - dicembre 1956

un'uniforme, un abito di penitenza. Mi ha colpito come uno chiaffo l'apparizione di una donna, oltre che bella, pallidis ima, assai elegante, europeisima. Doveva essere qualche cc ape regina >>. Le altre se non avessero i seni potrebbero essere scambiate per donne cc uominizzate ». Non riesco a distinguere un proletario da un intellettuale, un signore da un cafone. Sono proprio tutti uguali. Debbono essere arrivati gl'impermeabili. L~ citt~l nè è piena. Si tratta di quei cosi gialli trasparenti e pes i che da noi vanno col nome di preservativi. Una cosa hanno in comune con i napoletani i praghesi: le carpe lucide. Le. donne mi fanno pena calzano scarpe di legno, le ortopediche rigate, che si portarono in Italia nel dopoguerra .. C'è penuria di tutto, non solo d'automobili. Un grande magazzino aveva un vetro rotto non sostituito con uno nuovo e riparato con un lungo cerotto a zig zag. Ve ne sono dappertutto in queste condizioni. Le trade ono mal tenute. Un negozio di ferramenta che in altri tempi doveva essere zeppo di merce data la ampiezza della vetrina, aveva esposto due catolette con sopra due bulloni. In certe altre vetrine i vede un solo pezzo di ricambio ben esposto qua i fosse un masso d'oro. Bei negozi pieni ono quelli delle cristallerie di Boemia. Avrei voluto acquistare molti pezzi per la mia casa nuova, ma i quattrini? Ce ne hanno dato solo per qualche sigaretta. I tram sono brutti, scomodi, lenti. La gente in maggioranza va a piedi e ai passaggi pedonali avan~ za a fiumane. G.B. Angioletti mi disse una volta che Praga era il paese della grazia. E dove sta? Esclusi i bambini, gli unici ben vestiti e vivaci in questo paese, forniti di stivaletti, calzerotti, pas amontagna, non vedo altro che muri scuri, vetrine impolverate e vuote, persone che evitano di guardarti, trade mezze deserte, come una città che si trovi appena a riprendere 1a vita. Le rovine della guerra sono intatte. E son passati sei anni. C:he cos'è dunque questo benedetto paese se le vetrine son vuote, i vetri non ci sono, nè macchine, nè oggetti, nè bei locali, e tutto è vecchio e i negozi di abiti ono di pessima qualità? Gli amici hanno avvertito il mio malumore. E lo dico chiaro. Sono deluso. Il socialismo fa aspettare troppo a lungo i suoi udditi. E intanto, poichè la vita un uomo l'ha in dono una olo volta, ur:ia persona la vita se la gioca ad aspettare. Mi è scoppiata una foruncolosi, la tessa che a Milano. Il mio corpo è veramente una schifezza. 6) Non vorrei credere a quanto mi vien fatto di pensare guardando certe cose. In molte strade vi sono i ritratti. Il ritratto dei buoni, dei meritevoli, dei primi della classe, che finiscono quasi ·sempre per diventare, da grandi, traditori. In uno di essi è fotografato un vecchio operaio premiato e posto lì, in trono, come e empio da imitare. Il guaio è che quel vecchio operaiò ha un sosia in Italia, a Nocera. Era un vecchio capo operaio delle M.C.M. dove io lavoravo, un uomo odiato universalmente. Era tutto felice quando si trattava di pinicarti mentre tavi parlando, per la multa. Ti aspettava col vf>rrhi orologio in mano dieti·o la latrina per vedere quanto ci [20] BibliotecaGino Bianco

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