Nord e Sud - anno III - n. 25 - dicembre 1956

uffici daziari che si trovano alle port1nene di città. Il person,ale addetto alla verifica dei passaporti vestiva troppo dignitosamente povero. Ma il senso di squallore era dovunque come l'aria sùl mondo. Pensai che fosse effetto del cielo, e riscontravo che era falso. Il cielo nuvoloso mi ha sempre fatto lavorare di lena, cielo nuvoloso e freddo. Ragionando così con me stesso, sbirciai nell'ufficio della dogana lina donna grossa e tonçla con dei pantaloni pelosi color cachi che spingeva innanzi una carrettella da facchini. Ne scorsi un'altra più giovane che compiva il suo lavoro meccanicamente. Anche costei era in p,antaloni: vere e proprie brache pelose e giallastre dentro cui affogava ogni sua femminilità. Ma cancellai subito queste negative impressioni, che dentro di me sorgono numerose e spontanee, quasi che sia un'altra persona a suggerirle, pensando: << Sono un volgare borghese, un gallista meridionale. Per me le donne debbono fare le donne, le schiave dei maschi. QU1estequi invece sono donne libere, indipendenti, padrone del loro destino. Invece di pòrti in ammirazione, dispr-ezzi ». E difatti per scongiurare i miei dubbi mi sfregai le mani allegr,arnente e rivolsi la parola ai miei compagni, che, almeno dallo sguardò, apparivano sgombri d'ogni sinistra curiosità. Esperite le pratiche del passaggio di frontiera, entrammo nell'ufficio della dogana. Era una formalità, ma veniva eseguita con scrupolo. Un doganiere, che non aveva nulla di notevole, come le don.ne-facchine, aprì la mia valigia, ricoperta d'una trentina di pacchetti di sigarette. Il doganiere restò immobi1e. Guardava. Non era possibile che guardasse le sigarette. Gli si avvicinò un compagno restò lì come lui. Ci guardammo. Ci sorridemmo; e non io, ma le mie mani presero dei pacchetti di sigarette per offrirli. I due doganieri accettarono, ma nascosero in fretta il dono in una tasca della giubba. Venne a noi come un animale che sente l'odor del boccone una delle due donne, la più vecchia e tozza; ed anche a ld offrii un pacchetto. L'affare finì qui. Ma io ero sconvolto. Riferii subito l'accaduto a un amico e m:i fu risposto che esso dimostrava quasi niente. In nessuna dogana mi era capitato un fatto simile. Secondo me era un chiaro indice di bisogno, perché soltanto un altro popolo al mondo riesce a .chiedere o ad accettare una cosa anche se di queHa cosa ne ha piena la casa. Il modo come i doganieri mi avevano fatto capire che desideravano uno di quei pacchetti, senza chiedere, senza tradirsi nè come cittadini di un paese socialista, nè com-euomini del nord, il gestire rapido adoperato per nascon- , [17] Biblioteca-GinoBianco

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