Nord e Sud - anno III - n. 25 - dicembre 1956

finale del comunismo, l'universale redenzione, non la sua tecnica stritolante. Sono pensieri a cui riesco a dare una forma chiara oggi, dopo undici anni di esperienza. Allora li avvertii col mezzo tipico di un artista, l'intuito; pallide striature di dubbi nascenti come lievi vene in un marmo, che restava solido, consistente, insostituibile marmo. Passarono gli anni e, nonostante che molte altre prove si presentassero al vaglio della mia ragione, continuavo a fa.re del mio meglio per mostrarmi un buon comunista... trascurato. Firmavo proteste, sottoscrivevo manifesti, partecipavo a congressi letterarii, predicavo persino in qualche riunione; ma non avrei mai firmato, come non firmai, una protesta scritta da altre persone, perché sarei stato accus.ato di doppiezza; ed io stesso - bisogna entrare in certi ingranaggi morali per capire ·_ av~ei avvertito i morsi del tradimento. I comunisti sono gli uomini più moralisteggianti che io abbia conosciuto. Sottili, sofisti come bigotte. Si era giunti al punto che prov,avo un senso di... vergogna a dire di essere amico di un amico che ritenevo un perfetto uomo civile, niente affatto fascista, ma soltanto contrario alle nostre idee. Ed era così grave quello stato d'animo che non riuscivo mai a sottrarmi dal fare una cosa, ,anche se non avessi sentita di farla, anche se sapessi perfettamente che mi prestavo a un gioco di propaganda. Bastav~ che l'uomo che me la chiedeva per telefono o per kttera accennasse alla mia ipotetica vigliaccheria, perché io mi sentissi un nato · vigliacco e, debilitato, senza armi di ragioni nelle mani, ~vrei firmato qualunque .carta. A loro riusciva facile colpirmi là dove io sono assolutamente vulnerabile: nel mio drammatico amore per la classe ope~aia; e poiché la classe operaia era rappresentata da loro, tradire o avvertire solo .per controvoce interiore di tradire il P.C. era lo stesso che tradire i miei poverissimi parenti ed .amici, abitatori di bassi; ·era lo stesso che tradire me stesso, la penosa, mortificata storia della mia vita culminata in due tremendi episodi: l'allontanamento forzato di un mio amico d'infanzia perché io ero, secondo suo padre, un r.agazzo di strada; e il -volgare rifiuto di una giovanetta, di cui mi ero innamorato e che distrusse le mie tenere illusioni, rinfacciandomi la sporca nascita di cui ero imbrattato. D'allora dentro di me si maturò un profondo sospetto sulla umanità delle classi agiate che non andrà mai perduto perché mille prove lo rinnovano ogni momento. Del resto nessuno mai potrà convincermi su un [14] BibliotecaGino Bianco

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