Nord e Sud - anno III - n. 25 - dicembre 1956

Confessioni di un compagno di strada di Domenico Rea Nel 1953 Massimo Caputo dovette abbandona~e la direzione de La Gazzetta del Pop,olo ed io, per solidarietà, smisi di collaborare al giornale torinese; che aveva dato libera ospitalità ai miei scritti, novelle, ;:irticoli e corrispondenze, sulla vita il costume e le condizioni sociali del nostro Paese. Pochi giorni dopò dalla Direzione del Paese-Sera m1 veniva rivolto un invito di collaborazione e giunse a bella posta ,a Napoli, a casa mia, Amerigo Terenzi, formidabile lavoratore, uomo onesto e colto, tra i più cari amici che certamente perderò, per farmi apporre la firma al contratto. Il mio entusiasmo nell'accettare fu p.ari a quello dell'amministratore dei_ giornali comunisti, e fino all'altro ieri non ci pentimmo per questo affare. Da allora ebbe inizio quella collaborazione che considero come la più riuscita in dieci anni di attività giornalistica. Non mi fu mai rifiutato un articolo, nè mai posto un limite o imposto una linea da seguire. Non c'era tra me e il giornale alcun impegno politico, ma una reciproca soddisfazione di lavoro d'ambo le parti. Per il Paese-Sera visitai inolti P~esi stranieri - cosa che non mi avevano mai fatto fare i giornali borghesi - e le mie corrispondenze dall'estero ebbero una incondizionata approvazione. Il viaggio in Spagna mi fruttò anche la stima di colleghi come Marco Cesarini Sforz,a e Felice Chilanti, che considero valenti giornalisti. Il contenuto dei miei articoli giovava al Paese-Sera. Ma questo fatto era dovuto ad una felice coincidenza di vedute. Io non ero un comunista iscritto, ma era come se lo fossi; e il Paese-Sera non era L'Unità, ma, in una form,a più larga e più blanda, era come se lo fosse. Meglio ancora si potrebbe asserire che L'Unità è la voce comunista della base e il Paese-Sera [12]. BibliotecaGino Bianco

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