Nord e Sud - anno III - n. 25 - dicembre 1956

o di Nenni, che hanno reclamato la polemica col P.C.I. « sul piano della solidarietà col movimento operaio internazionale» (cosa vorrà dire ciò Dio solo lo sa! e fino a che punto ciò non si risolve in sia pure indiretta solidarietà coi dirigenti del Cremlino contro gli studenti e operai ungheresi massacrati e deportati?); che hanno pianto sul « patrimonio di esperienze del P.S.l. >> che rischierebbe di uscir distrutto dall'unificazione; che hanno finalmente mostrato un'incredibile riluttanza ad una rottura o almeno ad una decisa definizione dei rapporti col P.C.l.; questi dirigenti hanno dimostrato soltanto di soggiacere ancora una volta al ricatto psicologico dei comunisti. E hanno dimostrato altresì di non aver misurato l'importanza non tanto della occasione pol~tica quanto della prospettiva storica che si sclu'ude innanzi ad un socialismo democratico nel nostro Paese. Le difficoltà fondamentali di una unificazione socialista sono dunque due: entrambe esistevano già prima del 23 ottobre e i fatti di Ungheria le hanno solo messe in evidenza. E proprio nella misura in cui tali fatti dovevano come sollecitare i tempi del!' operazione, essi hanno galvanizzato le opposizioni. L' ~nfelice trovata del!' on. Nenni sui problemi di politica estera, posto che avesse soltanto valore tattico, doveva fatalmente accrescere invece che diminuire le polemiche; così si è giunti in apparenza ad un punto morto. Ma se nelle cose politiche vi è una logica, quella che sembra una difficoltà di oggi si dovrebbe risolvere in un vantaggio domani. Poichè il processo di chiarificazione che sembrava stagnare al-. l'interno del P.S.I. ha ricevuto una scossa: le posizioni rispettive, che tentavano a sformarsi i·n un accordo equivoco, si sono puntualizzate e le scelte sono divenute più semplici ed è ormai impossibile coprirle con diversivi ed agitazioni. La parola decisiva resta dunque al Congresso. Dovrà essere esso a scegliere tra i sostenitori di un socialismo unificato, autonomo e democratico e gli ultimi rappresentanti del frontismo filocomunista. Quanto alla socialdemocrazia, essa ha ragione di insistere sulla chiarezza dei temi sui quali l'unità socialista dovrà essere ricostituita (anche se questo non deve servire a nascondere segrete intenzioni di eterni rinvii). H~ ragione di insistere sulla politica estera del socialismo europeo, sulla defini- :àone precisa dei rapporti coi comunisti. E ragionevolmente richiama l'attenzione su un pericolo su cui dovrebbero meditare anche quei democratici che sz mostrano desiderosi dell'unificazione ad ogni costo: sul pericolo cioè che venendo a mancare una chiara presa di posizione dei socialisti nei confronti [IO] BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==