Nord e Sud - anno III - n. 25 - dicembre 1956

tale: era un fatto morale, uno di quei fatti morali a cui la ragion politica deve adeguarsi se non vuole correre il rischio dell'isterilz'mento e della morte. L' on. Nenni ha detto alcune di queste cose, le ha ripetute con forza e ha lasciato capire che riteneva la frattura ancora più grave di' quel che egli' st~sso non dicesse esplz'àtamente. Ma purtroppo il problema non è qui di buona fede, di saldezza di coscienza civile di un uomo (noi non abbiamo mai di'menticato, neppure nei momenti' più disperati della più recente storia del P.S.I., che Pietro Nenni era stato tanti anni fa l'avversario irreducibile, proprio contro Serrati e i· fusionisti di allora, della « liquidazione ;ottocosto » del Partito Socialista): ma è un problema politico. E politicamente la sola domanda che conta è questa: come hanno reagito i dirigenti del P.S.I. agli avvenimenti in Ungheri'a? Lasciamo pure da parte le dichiarazioni di solidarietà con Mosca attribuite al vicesegretario del partito, certe avvilenti presenze ad un ricevimento offerto dall'Ambasciata sovietica ( e anche qui· non abbiamo dimenticato la colazione offerta dall'Amba- ~;ciatoresovietico a M ussolz'nipoco dopo il delitto Matteotti!); lasciamo da parte questa che può parere, e pur non è, aneddottt'ca e pettegolezzo. Il punto politz'co della questione è che ancora una volta molti, troppi dirigenti del P.S.l. hanno creduto di doversi nascondere dietro cortine fumogene. Abbiamo così visto tornar di moda tutto un repertori'o che si poteva sperare dimenticato: « bisogna evitare di fare il gioco della reazione»; « è necessario non turbare il sogno unitario della classe operaia>>; « non giova rompere in questo momento certe solidarietà ». Si sono invocati, volta a volta, i supremi interessi del proletariato e le contingenti necessità del!' organizzazione, zi opportunità politica e non si sa bene quale sentimento d'onore. Nella pi'ù ottimistica delle ipotesi tutto ciò dimostra una prof onda mancanza di consapevolezza politica del ceto dirigente socialista, una incapacità di elevarsi dalla routine amministrativa della bottega com:unale o federale alla nozione lucida degli interessi del Paese e quindi' della stessa classe operaia. Si dirà che queste considerazioni son.o savié ma astratte; e che in politica non basta aver ragione, ma è necessario aver ragione con gli altri, cioè mantenere i propri voti. Questo è un ragionamento povero ·e, a lungo andare, falso: i socialisti del P.S.I. non hanno che da pensare a quel che è accaduto ai· loro fratelli-nemici del P.C.I. per sincerarsene. Ma la reazione di larghi settori del ceto dirigente socialista non dimostra soltanto la loro i'ncertezza i'deologica e di' giudizio politico: essa dimostra [6] BibliotecaGino Bianco

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