zione, circolazione, distribuzione dei beni. Alla ricerca della speculazione, per esempio nel campo edilizio, l'autore ci dice molte cose interessanti, così anche sui criteri iniziali, attorno al 1880, della famosa Società Generale Immobiliare, di cui sono ancora piene le c.rionache di questi giorni. Tuttavia, la popolazione di una grande città come Roma non poteva vivere certamente delle briciole degli speculatori. Tenùto conto dell'eterna accusa, specialmente settentrionale (ma poi anche meridionale), contro una fiscalità. governativa, che sarebbe sempre volta a vantaggio dell'espansione non necessaria di un:a burocrazia accentrata a Roma, uno studio sul reddito globale dei romani, sulla sua formazione e ripartizione, sarebbe stato appropriato al fine prefìssosi dal Caracciolo e cioè di « conoscere di più quale sia stata la vita raele » della capiN1cHOLAs V. R1ASANOVSKY, Russland und der Westen, Die Lehre der Slawophilen. Isar Verlag, Monaco 1954. Il romanticismo di Schelling e di Federico Schlegel e lo storicismo di Hegel, immensamente diffusi fra la gioventù colta di Russia, produssero tra il 1830 e il 1848 la formazione di un gruppo ristretto e omogeneo di intellettuali, provenienti dalla miglior nobiltà moscovita, che si dicevano slavofili. Essi rivendicavano, in polemica con gli ammiratori del liberalismo democratico occidentale, la creatività spirituale e sociale indigena, autoctona, della . Russia, che non volevano seguisse esempi esteri (e rimproveravano persino a Pietro il Grande di averli setale d'Italia, nel periodo della sua ascesa postrisorgimentale. Bene è lumeggiata nel volume la lotta · fra liberali e clericali. Più esile l'esame del movimento sociale. Il sindacalismo rivoluzionario, che aveva concentrato nella capitale le sue migliori penne e che nella tradizione barricadiera dei popolani di Roma trovò fertile terreno, è quasi ignorato. Lo stesso dicasi ·dell'incipiente nazionalismo che già all'epoca della guerra libica era in grado di tenere le piazze romane. È vera mvece ia conclusione del Caracciolo che « sempre Roma è destinata a soffrire del contrasto fra l'idea, l'immagine eh~ di essa si cere~ di rappresentare agli italiani, e la realtà che i suoi uomini e le sue donne incontrano ogni giorno». guiti), avendo nelle proprie tradizioni più originali, nella propria ortodoss1a religiò- • sa, nelle proprie comunità di villaggio, · nel proprio genio nazionale, slavo, le basi della grandezza. Il loro atteggiamento verso l'Occidente non era però univoco. Ammiravano l'Inghilterra, a quel tempo ancora tradizionalistica, amavano la cultura tedesca, mentre ·detestavai10 gli influssi dinastici e burocratici tedeschi in Russia, odiavano la Francia, si rifiutavano di prendere sul serio l'Italia e disprezzavano gli Stati Uniti d'America. In f?ndo credevano nella prossima decadenza del mondo occidentale, che ritenevano prèso nei vortici dell'anarchia e del dispotismo militare. Durante la rivoluzione del '17, lo storico liberale Miljukov, uo- [122] BibliotecaGino Bianco
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