ne, pur nella varietà d'impostazioni _edi interessi, i caratteri affini derivanti dalla comune educazione umanistica e dalla esperienza crociana. Un'esperienza questa, beq inteso, subìta e maturata in modi diversi (come dal Flora, che giunge, partendo da essa, all'affermazione di una sua estetica della parola in sè tutto riassumente e risolvente, o dal Valgimigli, in cui la fìlosofìa crociana si è imposta ad altri insegnamenti già acquisiti, come quello carducciano), ma in tutti vivamente operante come lezione di serietà e di misura, e di attaccamento a1 valori imprescindibili della tradizione. Un libro dunque, questo, che non è costituito, come la maggior· parte delle raccolte del genere, da un insieme di articoli disparati e senza nesso,. ma si attiene ad un suo principio unitario d'impostazione e di ricerca, a cui non vengono meno neppure alcune recensioni poste in fondo al volume, dedicate alla disamina di opere degli autori già studiati, e di G. Pasquali, B. Croce, L. Russo, V. Lugli e A. Baldini. R. S. STORIACONTEMPORANEA a cura di Leo Valiani ALBERTO CARAcc10Lo, Roma capitale. Dal Risorgimento alla crisi dello Stato liberale. Edizioni Rinascita, Roma 1956. Fra i giovani storici marxisti, A. Caracciolo, come dimostrano i suoi studi sul movimento contadino in varie plaghe d'Italia, è certamente uno dei più dotati. Tale lo troviamo anche in questo volum~ sulla capitale d'Italia, dat 1870 al 1911, di cui avemmo del resto qualche anticipazioee, tempo fa, in un suo scritto apparso sulla rivista Movimento operaio. Data la sua fede ideologica e politica, è naturale che il Caracciolo si trovi in polemica con ia storiografia liberale sulla valutazione concreta del periodo apertosi col 20 settembre. Così egli interpreta come una direttiva conservatrice ostile alla industrializzazione della capitale per tema dei movimenti politici della massa operaia, che ne potevano derivare, la preoccupazione della classe politica risorgimentale di salvaguardare il carattere artistico di Roma e di farne un centro di vita preminentemente intellettuale. E fìn qui siamo sul terreno delle divergenze di interpretazione. Ci saremmo invece aspettati che l'autore si valesse poi della metodologia del materialismo storico per indagare a fondo 1 la vita economica romana. Dopo un esordio promettente sull'amministrazione capitolina di Luigi Pianciani, uno dei pochi socialisti dell'emigrazione mazziniana,' fattosi successivamente uomo politico radicale, il Caracciolo _silascia però prendere la mano dalla moda corrente di esaminare le cose dell'economia attraverso le manifestazioni affaristiche, speculative, facilmente appariscenti, ~pecie in una capitale in sviluppo, ma che il marxismo stesso dovrebbe considerare come una soprastruttura soltanto della reale produ- (121] BibliotecaGino Bianco
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