Nord e Sud - anno III - n. 25 - dicembre 1956

Sono pressapoco i passi de La nostra famiglia cam-pagnuola che il De Luca giustamente cita nella sua introduzione come quelli che chiaramente definiscono , l'atteggiamento del Nievo di fronte ai contadini ed essi, di fatto, non lasciano dubbi sulla estraneità dell'autore delle Confessioni· ad ogni interesse di tipo propriamente sociologico, sia a sfondo utopistico e rivoluzionario che, eventualmente, scientifico. Siamo con questi « campa gnuoli » tanto lontani dalla natura russoviana da un estremo, dai grandiosi mostri balzacchiani dell'altro, quanto pienamente in pace coll'idillio classico, e ciò in contrasto sia col tentativo veramente tirato pei capelli d'inserire il Nievo nella << scuola democratica » che con quello (v. introd., cit., p. XII) di vedere in lui un conflitto fra la tendenza realistica e popolare e il << residuo della tradizione classicista e umanistica ». In pace perchè in Nievo la tradizione umanistica non è un residuo ma un fatto vitale, personalmente riconquistato attraverso una esperienza di uomo moderno che se non esaurisce, senz'altro supera nelle sue punte più alte quella del contemporaneo romanticismo borghese; e basterebbe a mostrarlo il paragone che si stabilisce fra queste sue Novelle e i Romanzi Campagnuoli della Sand da cui egli prese a prestito il genere: le scene della Saqd hanno tutta l'immediata aderenza al colore regionale del miglior folklorismo, sono leggiadre majoliche a cui la levigatura di un mestiere già sicuro non toglie sapore e freschezza; ma col Nievo, se ci si consente il paragone un po' volgare, si passa dal campo della ceramica a quello, sostanzialmente, della scultura. Le sue Sante, le sue Colombe ci stanno dinanzi nella dignità del movimento, nella compostez, za della persona, prima ancora che nella· bontà dei loro· sentimenti, che anch'essa si definisce sopratutto come dignità umana, e non si traduce mai nello sguardo ce-· lestiale o demoniaco, comunque platani.., co, marca immutabile del dagherrotipd romantico-borghese, che si trova in ogni personaggio della Sand, sia esso misterioso come Consuelo, ingenuo come François, magico come Fadette. La << patina aulica» cui allude il De Luca si stende in realtà in quasi tutto il «Novelliere» (di fatto, nel vedere questa bella edizione delle Opere si rimpiange un po' che non si sia ricorso all'eufemismo delle « Opere Complete», lasciando al lettore non qualificato - che molte di queste pagine sempre interessanti, ma spesso puramente sperimentali, possono disorientare - la guida di una scelta di «Opere» più essenziale) è comunque, ci sembra sia bene specificare, non tanto un residuo tradizionale, quanto un fatto relativamente moderno; quella specie di muffa, che la classica lingua ital~ana acquista quando si rompe il chiuso e si viene in contatto con l'aria fresca del preromanticismo, quando a Teocrito e a Virgilio si comincia ad associare appunto il Gessner, ed è perciò particolarmente sensibile, come bene accenna anche il De Luca, nella letteratura di scuola romantica e democratica, il cui conflitto colla tradizione e colla lingua porta necessariamente a stridori che non erano certo ill1 Monti, e nemmeno in classici travagliati come Foscolo o Alfieri. Ma non è nel Novelliere in cui le pagine felici sono _davvero tante da far passare in secondo piano l'interesse culturale e filologico, che va [115] BiblioteéaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==