gresso ci ha messo di fronte ad una materia quanto mai ricca e non ancora solidificata. Proporre oggi lo studio delle innovazioni legislative, istituzionali e tecniche che possano consentire di attu,are una pianificazione urbanistica su base intercomunale significa sollevare una serie di questioni teoriche e pratiche della massima importanza, che vanno, ad esempio, dai criteri di individuazione delle zone economic,amente e socialmente unitarie, che esorbitano i limiti dei singoli comuni, allo studio delle funzioni urbanistiche delle costituende Regioni, al rinnovamento e potenziamento delle amministrazioni locali, allo studio della opportunità - proposta ad esempio dalla relazione Quaroni - di arricchire la struttura amministrativa dello Stato di una nuova catena di organi tecnici atti a garantire una decentrata programm,azione urbanistica, economica e sociale. Le riflessioni che volevo sottoporti, tuttavia, non riguardano, almeno direttamente, questi diversi spunti, ma si concentrano su una questione che si presenta nodale al fine di individuare la via pratic.a secondo cui tante importanti proposte degli urbanisti possano trovare diffusione, realistica misura, e applicazione vantaggiosa per tutto il Paese. Bisogn,arendere onore all'INU e a tutti coloro che ne hanno condiviso e.sostenuto le iniziative in questi anni e riconoscere che gli urbanisti, spesso sfidando il pericolo di apparire avvep.iristi e utopisti, hanno adempito una funzione di primaria importanza culturale e politica nel nostro Paese, sostenendo da un lato la necessità di introdurre in Italia volontà, criterii e strumenti, non diciamo (per non dar luogo ai soliti equivoci) di pianificazione, ma di ragionevole ordine in attività così importanti economicamente e socialmente come quelle della costruzione e ubicazione delle abitazioni, delle opere e dei servizi comuni e degli impianti produttivi; e sostenendo d'altro lato la necessità che alla realizzazione di tale ordine concorressero, con pr~gressivo inserimento nella vita nazionale, forze e amministrazioni locali direttamente interessate. Gli urbanisti sono stati dunque una forza di progresso in Italia e tra i pochi che si sono mostrati sensib~liai problemi de jure condendo. Ad e~~i va ,anche riconosciuto il merito di una progressiva meditata rettifica di certe posizioni assunte inizialmente, un tantino «demiurgiche», per le· quali l'urbanista avrebbe riassunto e risolto in sè le funzioni del politico, delreconomista, del sociologo e di parecchi altri ancora. · Questo atteggjamento, dirò, «espansionistico» degli urbanisti non era [95] BibliotecaGino Bianco
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