nella sua relazione generale («Caratteri operativi dell'intercomunalità in sede di pianificazione territoriale »). Quale che sia, infatti, delle già definite posizioni teoriche, quella di partenza, si giunge ad una pressochè univoca definizione della estendibilità dei rapporti intercomunali. Essi nascono, è chiaro, dalla « contiguità » di situazioni urbanistiche di fatto; or~, raramente si verific,a in un Comune una situazione di equilibrio endogeno, ed appare allora evidente come, accanto alla esigenza di una «composizione», in equilibrio comune, di più squilibri, stia il pericolo di deter~inare uno squilibrio da accumulazione, deriv,ante dalla somma di squilibri non mutuamente compensabili. Di qui la compiessità dell'indi_viduazione dei rapporti intercomunali, di qui la tendenza a ritenere -che il « carattere sporadico ed accidentale della pianificazione intercomunale corrisponda allo stadio di coordinamento funzionale, mentre l'aspirazione ad una maggiore sistematizzazione e generalizz.azione corrisponda all'aspirazione alla pianificazione totale ed organica». Solo se inquadrato in essa, infatti, l'elemento comprensoriale costituirà un funzionale' tramite fra regione e comune, ovvero l'unità sottoregionale elementare della pianificazione. La pianificazione organica, e non solo meramente funzionale, rappresenta per ora una prospettiva; nell'attuale situazione urbanistica, che ci auguriamo transitoria, grande rilievo acquistano invece le prime esperienze di studio in materia di pianificazione intercomunale. Alcune di esse, in par- . . ticolare, sono state illustrate in sede di Congresso; talvolta, non essendo ancora il Piano giunto ad uno stadio sufficientemente avanzato di elaborazione, il relatore si è limitato a porre in luce taluni aspetti dell'intercomunalità (è questo il c.asodell'arch. Savioli per il P. I. di Firenze); tal'altra, all'esame del piano e dei problemi eh~ con esso ci si propone di risolvere, sono stati premessi alcuni cenni sulla routine burocratico-amministrativa che lentamente è stata percorsa (come nel caso del P. I. di Torino, illustrato dall'arch. Vigliano); comune a tutte le relazioni è stato però l'emergere inequivocabile, da esse, della concretezza e natura peculiare dell'esigenza di una pianifiaczione intercomunale, così che il concetto di intercomunalità ne è uscito più vivo, e sostanziato, della realtà stessa delle _singole situazioni urbanistiche: esemplare in questo senso è stata la profonda e dettagliata relazione dell'arch. Cerutti sul Piano Intercomunale di Milano. Da questo primo gruppo di esperienze, e da alcune altre non presentate [93] _BibliotecaGino Bianco
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