buita con salari minori di quelli percepiti da mano d;opera maschile avente I l,a stessa qualifica, nasce da una presunzione arbitraria, oppure, come è più probabile, non ha •alcuno fondamento logico. In secondo luogo la pretesa di retribuire in ogni caso in ragione della << produttività reale » del lavo.ro è pretesa assurda in un mondo concreto in cui - per motivi che non è qui il caso di esaminare - i famosi « equilibri >> teorici non possono essere rispettati rigorosamente (e vi sarà sempre la possibilità di << sfruttare >> il lavoro o di « sfruttare» l'impresa, a seconda delle mutevoli condizioni). In I • · terzo luogo, in tutti quei casi in cui il lavoro femminile può ritenersi << concorrente » del lavoro maschile, la differenza delle retribuzioni non può trovare giustificazioni di sorta, a meno di non essere essa stessa il motivo della possibile << concorrenz.a >> tra lavoro maschile e femminile. Varie altre contraddizioni (come quella per cui sovente, specie negli impieghi di carattere superiore, il contratto di lavoro contiene una clausola di risoluzione per il caso che la donna contragga matrimonio, cioè proprio nel momento in cui potrebbe essere utile la fonte di reddito) confermano nell'idea che si tratti per lo più di motivi pretestuosi, grazie ai quali i datori di lavoro riducono le retribuzioni a parità di prestazioni. Vi può essere del vero nel luogo comune che << la donna impiegata toglie il posto a~li uomini disoccupati>>, se ciò si verifica. Sembra allora che questi argomenti rend.ano desiderabile che la politica salariale si prefigga di raggiungere in termini relativamente brevi un perfetto livellamento dei salari maschili e femminili (a parità, s'intende, di qualifica personale). Questo livellamento s,arebbe in grado di chiarire perfettamente quali siano le occupazioni in cui il lavoro femminile soppianta quello maschile soltanto perchè esso fornisce uguali servizi per una mercede inferiore, e quali siano le occupazioni in cui invece il lavoro femminile sia preferito a quello maschile, per la sua particolare idoneità a certe attivita. Il problema può presentare un particolare rilievo nel Mezzogiorno> dove lo sfruttamento del lavoro (in senso relativo) è probabilmente assai diffuso, stante la larga offerta di manodopera disoccupata. Per quanto poi concerne le differenze salariali a seconda della qualifica, non soltanto sembra opportuno che esse permangano: ma c'è da chiedersi se in effetti, in conseguenza dello stato di bisogno determinatosi nell'immediato dopoguerra, non vi sia verificato un eccessivo livellamento f67] Bibloteca Gino Bianco
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