Nord e Sud - anno III - n. 24 - novembre 1956

. le prospettive demografiche nazionali, nel senso di un decrem~_?to del rapporto forze di lavoro/popolazione a partire dall'anno 1961 (cfr. SVIMEZ> Popolazione e forze di lavoro, Roma 1952), il conferimento di una quota del reddito nazionale sotto forma di risparmio ai salariati, potrebbe limitarne, in futuro, una improvvisa decurtazione dei redditi familiari. Nelle considerazioni svolte sino a questo momento, non si è fatto cenno alcuno alle differenze esistenti tra i vari salari che entrano a comporre il globale della massa salariale. Queste differenze possono avere un rilievo tutt'altro che irrilevante nei riguardi di un programma di sviluppo. In questa sede, peraltro, ci si limita a considerare alcune di queste differenze,. · che si riteng.ono particolarmente interessanti non solo dal punto di vista dello sviluppo economico nazionale, ma forse p.ncor più dall'angolo visuale· di una politica di sollevamento della depressione 'del Mezzogiorno. Si considereranno tre possibili casi di differenziazione dei salari: 1) differenze di salario unitario a seconda del sesso dell'unità lavorativa; 2) diff erenze di s.alario unitario a seconda della qualifica del lavoratore; 3) differenze di salario unitario a seconda della localizzazione dell'unità lavorp.tiva.. È appena il caso di precisare che per differenze di <<salario unitario>> si intende far riferimento alle differenze dei minimi contrattuali stabiliti • per la giornata di lavoro normale, nell'ambito di un medesimo settore industriale. Quella delle differenze salarialia seco1idadel sesso dell'unità lavorativa impieg.ata è una questione particolarmente controversa. Ovviamente no11 è qui il caso di impelagarsi in questioni di sapore ... <<femminista>>,ancorchè si ritenga che le implicazioni sociali dell'occupazione femminile possano, dar luogo a problemi tutt'altro che sottovalutabili. Convinzione generale è che il lavoro femminile sia in linea di massima meno produttivo del lavoro maschile: pertanto si è soliti ritenere <<equo >> un salario unitario minore per le donne (salvo poi a presentarlo amabil-- mente sotto la formula del <<salario uguale per uguale lavoro >>). . L'argomento non persuade affatto, per varii motivi. Anzitutto v'è il caso di determinate occupazioni in cui è consuetamente impiegata solta11to mano d'.opera femminile: in tal caso, evidentemente, il lavoro femminile si pone come « non concorrente » rispetto a quello maschile; pertanto il fatto che pur in queste occupazioni la mano d'opera femminile sia retri- [66] .Bibloteca Gino Bianco

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