Nord e Sud - anno III - n. 24 - novembre 1956

!azione italiana, previsto per il decennio 1955-'64 in ragione di tre~milioni e mezzo di unità. Una seconda osservazione riguarda l'orientamento del finanziamento pubblico. È noto che la tendenza di questo dopoguerra è stata quella di facili-- tare l'accesso alla cc proprietà » della casa. Il finanziamento pubblico - cioè che ha contribuito per il 45% all'attività edilizia di questo dopoguerra - si è orientato con netta prevalenza verso la costruzione di case in proprietà. E questo è stato un errore. Considerando che il finanziamento privato, ovviamente, non può che essere orientato verso la costruzione di abitazioni di lusso e per giunta in proprietà ( al fine di sottrarre la redditività degli investimenti edilizi al rischio di un eventuale blocco di fitti), il finanziamento pubblico avrebbe dovuto e dovrebbe essere orientato prevalentemente verso la costruzione di case in affitto di proprietà pubblica e non verso la costruzione di quelle case in proprietà che sono precluse per la maggior parte alle categorie a reddito minimo. La casa in proprietà per tutti è un traguardo di cui non si disconosce la importanza sociale, ma, almeno per ora, è un ideale alquanto in contraddizione con le possibilità medie della popolazione italiana. Diventare proprietario di un alloggio, sia pure fruendo delle condizioni di favore di un finanziamento pubblico, importa oneri continuativi - quote di ammortamento del mutuo e spese per manutenzione - che soltanto pochi sono in grado di sostenere. Anzi, necessariamente, beneficiari di questo tipo di edilizia sovvenzionata devono essere soltanto le categorie di persone a reddito medio, se non si vuole correre il rischio di assistere ad un rapido deterioramento del patrimonio edilizio per mancata manutenzione e di vedere quindi il deficit edilizio riportato in breve tempo al punto di partenza. Ma è d'altra parte evidente che, persistendo a canalizzare il finanziamento pubblico verso la costruzione di case in proprietà, si continuerà a dare un alloggio a pochi privilegiati - buona parte dei quali per giunta si è avvalsa dell'edilizia sovvenzionata mentre sarebbe stata in grado di sostenere i maggiori oneri del finanziamento privato - e i più, cioè le categorie dei meno abbienti, continueranno ad essere senza alloggio. In conclusione, ove il finanziamento pubblico persistesse ad essere orientato verso la casa in proprietà si correrebbe il rischio di veder progredire la incidenza delle abitazioni non occupate, che già nelle sue dimensioni attuali offre aspetti a dir poco grotteschi: le 717 mila abitazioni non occupate corrispondono infatti per numero ad oltre la metà delle abitazioni nuove costruite nel periodo 1951-1954 sulla base di una media di 4 vani utili (dei due milioni di vani costruiti in tale periodo) per abitazione. Inoltre si accentuerebbe fatalmente la gravità della situazione edilizia, già particolarmente deficitaria, del Sud, dove le categorie a· reddito minimo sono le più numerose e lo sviluppo demografico è più forte. MARIA MARCHI [54] Bibloteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==